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Nova, 3 gennaio 2015

 

La magistratura kosovara ha chiesto il rientro in carcere di sei ex combattenti dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) rilasciati su cauzione nel processo che li vede imputati per crimini di guerra. Lo riferisce il quotidiano locale "Gazeta Express", affermando che secondo la procura esiste il rischio di intimidazione dei testimoni.

La richiesta risale al 22 dicembre scorso, tre giorni dopo il rilascio degli ex combattenti del "Gruppo di Drenica", cellula dell'Esercito di liberazione attiva nel Kosovo centrale, accusati aver commesso abusi sui prigionieri nel centro di detenzione Likovc. Tra gli imputati figurano anche Sylejman Selimi, ambasciatore kosovaro a Tirana ed ex comandante delle Forze di sicurezza del Kosovo, e Sami Lushtaku, sindaco della città di Skenderaj-Srbice. La procura ha proposto come alternativa alla detenzione un aumento della cauzione per ciascun imputato.

Secondo quanto riferito dagli avvocati difensori alla "Rete per il giornalismo investigativo per i Balcani" (Birn), Lushtaku ha pagato 50 mila euro di cauzione. Alcuni degli imputati erano in custodia cautelare da 19 mesi. Tutti si sono dichiarati non colpevoli di torture e maltrattamenti dei prigionieri civili detenuti nel centro di detenzione Likovc- Likovac dell'Uck nel 1998.

Un ex prigioniero nel centro di detenzione Uck di Likovc (Kosovo centrale) ha accusato Selimi di averlo picchiato in diverse occasione nell'autunno del 2008 e di subire ancora oggi le conseguenze delle percosse. "Mi chiamava spia serba. Mi hanno ferito a una spalla, il mio occhio destro è stato danneggiato e ancora oggi non riesco a sentire bene dall'orecchio destro. Mi hanno rotto tre costole a sinistra e tre a destra", ha detto il testimone protetto in una deposizione da un luogo segreto attraverso un collegamento video.

Secondo l'atto di accusa, nel settembre del 1998 Sylejman Selimi, in qualità di alto esponente dell'Uck e di responsabile del centro di detenzione di Likovc, in collaborazione con Sami Lushtaku (sindaco della municipalità di Skenderaj-Srbice), Avni Zabeli e Sahit Jashari, avrebbe "abusato del testimone A picchiandolo a mani nude e con bastoni di legno".

Tra le altre persone coinvolte figurano anche il sindaco di Glogavac, Nehat Demaku, e suo fratello, il parlamentare Fadil Demaku, membro del Partito democratico del Kosovo (Pdk) del premier uscente Hashim Thaci.

L'ex comandante è anche accusato di aver "ordinato al testimone B, un altro civile detenuto nel centro di Likovc, di colpire ripetutamente il testimone A una con un'asse di legno e di prenderlo per i genitali con uno strumento di ferro, trascinandolo a terra". Il testimone B ha riferito ieri di non essere più in grado di avere rapporti sessuali a causa delle violenze subite.

Nel mese di maggio, Selimi è stato assolto dalle accuse di crimini di guerra in un procedimento separato in cui il diplomatico era accusato insieme ad altri tre ex combattenti dell'Uck di aver aggredito due donne albanesi detenute sempre a Likovc. La corte ha stabilito che non vi sono prove sufficienti a sostegno delle accuse presentate dai pubblici ministeri della missione europea Eulex.

Un altro sospettato, Sahit Jashari, è indagato, tra le altre cose, per aver "violato ripetutamente l'integrità fisica di Ivan Bulatovic, un funzionario di polizia serbo tenuto prigioniero dall'Uck". Più precisamente, si legge nella bozza dell'atto di accusa pubblicata da "Birn", l'imputato ha portato in diverse occasioni Ivan Bulatovic nella piazza del mercato di Likovc-Likovac, annunciando pubblicamente che chiunque volesse colpire Bulatovic poteva farlo, lasciando la vittima alla mercè di un indeterminato numero di persone.

Lo scorso aprile due persone sono state incriminate in Kosovo dalla missione europea Eulex per violazione delle norme sul segreto istruttorio nel processo Drenica. "Entrambi gli imputati sono accusati del reato di violazione del segreto istruttorio e uno degli imputati è stato anche accusato di tentata ostruzione delle prove o atti ufficiali", si legge in un comunicato pubblicato da Eulex. Secondo la stampa locale, i sospettati sono il giornalista kosovaro Milaim Zeka e l'imprenditore Rrustem Rukolli. Zeka era stato precedentemente interrogato dagli investigatori internazionali nel novembre dello scorso anno per aver intervistato nel suo show sull'emittente televisiva "Rtk" dei testimoni protetti nel caso Drenica.