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di Michele Serra

La Repubblica, 4 agosto 2023

Una ex concorrente del Grande Fratello, Guendalina, ha rilanciato la falsa notizia che il killer di Senago è stato evirato in carcere da altri detenuti. Sembra un titolo di Cuore, che si divertiva a shakerare i fatti di cronaca per rendere l’idea del guazzabuglio mediatico nel quale viviamo sprofondati. È invece una notizia vera (cioè: è vero che Guendalina ha diffuso quella falsa). Così come è vero che una ex concorrente del Grande Fratello, disponendo di seicentomila follower, arriva a un pubblico molto più numeroso dei quotidiani di carta più letti.

La force de frappe delle varie Guendaline e Guendalini, che sono tanti, è tale che ha dovuto scomodarsi anche il Garante dei detenuti, assicurando che il barista Impagnatiello, divenuto celebre come “killer di Senago”, dispone ancora di tutti i suoi organi. Ammesso e concesso che, dei seicentomila follower in questione, solo la metà, o un terzo, o un quarto, abbia creduto all’evirazione in carcere, siamo comunque di fronte al consolidato trionfo della diceria e del sentito dire su ciò che, da giovani, chiamammo “informazione”, arrivando perfino a elaborare tre o quattro regole. Per esempio la verifica delle fonti.

Che quelle regole siano poi state spesso disattese proprio da giornali e giornalisti è un fatto. Triste ma innegabile. La differenza, molto rilevante, è che il giornalista ballista sa di esserlo. Ovvero, è in grado di valutare la differenza, tecnica e forse anche etica, tra verità e menzogna. I nuovi opinion maker, a parte qualche manipolatore consapevole, invece quella differenza non la conoscono. Siamo nell’evo della bugia spensierata.