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di Antonella Mascali

Il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2024

Via il cuore del decreto salva intercettazioni dell’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per decisione, ieri pomeriggio, delle Sezioni Unite della Cassazione. La questione è molto tecnica, ma le ricadute sono facili da comprendere: alcune decine di inchieste e processi in corso, anche per corruzione, rischiano seriamente di andare in fumo o essere compromessi perché non potranno essere utilizzate le intercettazioni, fino a ieri validi elementi di prova in mano ai pubblici ministeri. Alcune procure, da Genova a Napoli, sono in allerta.

Di cosa stiamo parlando? Di una norma che ha salvato, fino all’arrivo del centrodestra, l’utilizzabilità delle intercettazioni per reati diversi da quelli per cui sono state autorizzate, iscritti dopo il 31 agosto 2020 e autonomamente intercettabili. Una utilizzabilità che era stata negata poco prima da una sentenza della Cassazione, sempre a Sezioni Unite, la cosiddetta “sentenza Cavallo”. Ieri, le stesse Sezioni Unite hanno deciso che la Bonafede si può applicare, ma solo “nel caso in cui il procedimento nel quale sono state compiute le intercettazioni e il procedimento diverso siano stati iscritti successivamente al 31 agosto 2020”. Cioè dopo l’entrata in vigore della legge. In soldoni vuol dire che se il fascicolo “A” è stato iscritto prima del 31 agosto 2020 e il fascicolo “B” dopo quella data, le intercettazioni non si possono utilizzare per il reato connesso perché il fascicolo originario è antecedente alla Bonafede.

Alle Sezioni Unite è prevalsa la linea più rigida (quella del “Tempus regis actum”, le norme processuali si applicano dopo l’entrata in vigore) scelta finora solo dalla Sesta sezione: fa fede la data del fascicolo originario. Invece, altre sezioni della Cassazione avevano inteso la legge Bonafede secondo la sua ratio: l’utilizzabilità delle intercettazioni per un reato diverso da quello per cui erano state autorizzate. Quindi bastava che fosse iscritto dopo il 31 agosto 2020 solo il fascicolo “nuovo”. Una interpretazione di buon senso, di logica, vien da dire, dato che il fascicolo “B” può nascere solo dopo che un pm, ascoltando le registrazioni, magari per mesi, si accorge che ci sono altri reati, diversi e in certi casi più gravi di quelli per cui ha avuto l’autorizzazione a intercettare. Quindi è normale che ci possano essere fascicoli nuovi iscritti dopo la legge Bonafede, ma che “derivano” da fascicoli originari antecedenti. Come sempre, si dovranno attendere le motivazioni per comprendere le ragioni della linea “rigida” delle Sezioni Unite, che è la stessa della Procura generale. Infatti, anche il procuratore generale aggiunto Alfredo Viola e il sostituto pg Luigi Cuomo ieri si sono espressi come i giudici: entrambi i fascicoli e non solo il nuovo devono essere iscritti dopo il 31 agosto 2020.

A rivolgersi alle Sezioni Unite, per avere una linea univoca da seguire, è stato il collegio della Quinta sezione penale presieduto da Rosa Pezzullo, che doveva esaminare un caso del Tribunale di Benevento. La presidente ha parlato di “speciale importanza della questione”, tenuto conto che “ha incidenza estesa e immediata sui procedimenti celebrati dopo il 31 agosto 2020 e prima dell’entrata in vigore della più recente novella (del 2023, ndr)”.

Infatti, la legge Bonafede è già lettera morta per i procedimenti iscritti dopo il 9 ottobre 2023, quando la maggioranza di centrodestra con la solita stampella di renziani e calendiani ha approvato la riforma che vieta l’utilizzabilità delle intercettazioni per un reato diverso da quello per cui c’è stato il via libera alle registrazioni. Per esempio, un pm non può utilizzare delle intercettazioni che ha ottenuto per accesso abusivo informatico per perseguire un altro reato- corruzione-emerso grazie alle intercettazioni. Si è così tornati alla cosiddetta sentenza Cavallo. Dunque, colletti bianchi-criminali possono stare tranquilli. Con il governo Conte si era superata quella sentenza, ma il centrodestra ha spazzato via la Bonafede e la Cassazione ieri, per il periodo in cui ancora si applica (settembre 2020-ottobre 2023) l’ha “spuntata”.