sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Antonio Carioti

Corriere della Sera, 21 agosto 2022

Sono più di cinquanta i detenuti che si sono tolti la vita in Italia nel corso di quest’anno. Il carcere continua a essere un luogo di pesante afflizione, criminogeno e mortifero. Ma non è detto che sia necessariamente così. Forte della sua lunga esperienza in materia, Cosima Buccoliero, direttrice della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, offre nel libro “Senza sbarre”, scritto con la giornalista Serena Uccello (Einaudi, pp. 129, € 15), una serie di indicazioni su come si possa rendere la detenzione più umana e più rispondente alle finalità rieducative che le assegna la Costituzione.

Certamente il carcere è un luogo di coercizione, quindi un “mondo violento” da “manovrare con cautela” come un ordigno sempre innescato. Ma al suo interno possono farsi strada “la rieducazione, la legalità e il rispetto della dignità”, attraverso “l’attivazione di risorse intellettuali e affettive in vista di una rielaborazione della colpa”.

A qualcuno sembreranno propositi irrealistici, ma sono esperienza vissuta. Dovrebbero tenerne conto i politici, specie quelli di destra, invece di rincorrere le “sirene del consenso” a ogni fatto drammatico di cronaca nera che susciti nell’opinione pubblica la ricorrente esortazione retorica a “buttare via la chiave” delle celle.