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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 17 aprile 2024

Nel cuore della controversia che attanaglia le istituzioni penitenziarie italiane, emerge un dubbio dilagante: tra annunci mediatici e bufale politiche, cosa resta davvero di concreto per risolvere la crisi carceraria che affligge il Paese? Due vicende, apparentemente distinte ma intimamente collegate, gettano luce su questa oscura realtà. Il primo capitolo di questo dramma si svolge a Cagliari-Uta, dove si annuncia l’apertura del Padiglione 41bis della Casa Circondariale Ettore Scalas. Tuttavia, la realtà si rivela ben diversa dalle prospettive dipinte dagli annunci ufficiali. Il taglio del nastro, inizialmente previsto per il 20 marzo, è stato rimandato sine die.

Maria Grazia Caligaris, portavoce dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” (SDR), denuncia che la struttura non è pronta ad accogliere detenuti, mancando persino dei requisiti basilari come matricola, area sanitaria e arredi. Le parole di Caligaris sono un grido d’allarme che squarcia il velo di retorica istituzionale, rivelando la cruda realtà di un sistema penitenziario inadeguato e mal gestito. Ma il problema non si ferma a Cagliari.

“Il problema - sottolinea Caligaris - non riguarda solo gli Agenti del GOM (Gruppo Operativo Mobile) che dovrebbero prendere servizio nella struttura e disporre della Caserma, ma bensì la realizzazione delle opere di servizio che nel progetto originario avevano dimenticato. Del resto il Padiglione del 41bis di Cagliari non farebbe altro che accrescere il numero dei detenuti di spessore criminale in una regione che ne ospita già 90 nella stessa condizione di massima sicurezza a Sassari-Bancali (pur senza Direttore e Comandante). Né si può dimenticare che i 41bis si trovano perfino nella Casa Circondariale di Badu e Carros a Nuoro, ancora in attesa di una direzione stabile”.

L’isolamento geografico sembra trasformare le istituzioni penitenziarie in terre di nessuno, dove le condizioni disumane sono la norma e il rischio di suicidio è allarmante. “Dispiace infine osservare che il Ministero della Giustizia e il Dipartimento continuano a considerare la Sardegna come una terra di nessuno”, afferma con amarezza la portavoce di SDR. Le carceri dell’isola, da Cagliari a Sassari, da Nuoro a Oristano e Tempio, sono trascurate, ospitando persino detenuti dell’Alta Sicurezza, oltre 500 persone, recentemente usciti dal percorso del 41bis. Le Colonie Penali, sottolinea ancora Caligaris, rimangono inutilizzate, prive di opportunità lavorative e formative che potrebbero contribuire a una reale riabilitazione dei detenuti.

La mancanza di azioni concrete per contrastare il rischio di suicidio e gli atti di autolesionismo all’interno delle carceri è evidente. Parallelamente, Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino, solleva il velo sulla disperata situazione delle carceri italiane. Dopo 17 mesi e 24 giorni di sciopero della fame, insieme a Roberto Giachetti di Italia Viva, Bernardini denuncia l’inerzia della politica di fronte alla tragedia che si consuma dietro le sbarre. La commissione Giustizia, anziché affrontare con determinazione il problema, sembra arenarsi sul primo gradino, intrappolata nella politica delle promesse vuote e delle manovre dilatorie.

Il Guardasigilli Carlo Nordio si trova nel mirino delle critiche. Le sue promesse di accordi con Paesi stranieri per trasferire detenuti o di nuovi posti grazie a ristrutturazioni risultano essere poco più di specchietti per le allodole. La realtà delle cifre smentisce la retorica dei politici: 10.000 posti mancanti contro i miseri 2.300 annunciati da Nordio. Ma l’indifferenza politica non è solo una questione di annunci vuoti. È anche la mancata volontà di affrontare la questione attraverso nuove leggi decarcerocentriche, come quella proposta da Giachetti per una “liberazione anticipata speciale”. Nonostante il supporto bipartisan e l’urgente necessità di agire, la proposta giace in un limbo burocratico, ignorata dalla politica che preferisce la routine all’azione.

Mentre le audizioni proseguono in un limbo legislativo, i suicidi nelle carceri continuano a mietere vittime, lanciando un grido disperato di aiuto che sembra cadere nel vuoto delle stanze del potere. La politica, imbrigliata nei suoi interessi elettorali, si dimostra incapace di rispondere a una crisi umanitaria che urla vendetta contro l’indifferenza.