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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 12 agosto 2023

Antigone getta una luce inquietante sulle carceri in estate: condizioni che mettono a dura prova la dignità umana. Un sovraffollamento che viaggia attorno al 121%, con 10.000 persone detenute in più rispetto ai posti effettivamente disponibili. Suicidi che continuano ad essere una piaga a cui il carcere è abituato. Dopo gli 85 dello scorso anno, quest’anno sono già 42. Come riferisce Ristretti Orizzonti 1.352 quelli avvenuti dal 2000 ad oggi.

L’estate, da questo punto di vista, non aiuta. Il caldo è uno dei fattori che impattano maggiormente sulla qualità della vita negli istituti penitenziari, qualità della vita già non elevata neanche negli altri periodi dell’anno. Sono aspetti messi in evidenza dall’associazione Antigone tramite un rapporto che fotografa l’estate in carcere. Un vero inferno. In una realtà spesso invisibile ai più, l’Associazione Antigone si fa portavoce di un’analisi dettagliata e spietata del sistema carcerario italiano, attraverso il rapporto “L’estate in carcere”. Innanzitutto mette in evidenza una crescente preoccupazione: l’ampia crescita della popolazione detenuta nelle carceri italiane. A fine luglio 2023, il numero delle persone detenute ha raggiunto 57.749, con un sovraffollamento del 12,6% rispetto alla capienza regolamentare.

Questo incremento del 5% rispetto all’anno precedente mette in luce una tendenza all’aggravamento del sovraffollamento, con la capienza regolamentare superata di ben 6.464 detenuti. Le detenute, che costituiscono il 4,3% della popolazione, e gli stranieri, rappresentanti il 31,2%, sono particolarmente colpiti da questo aumento. Inoltre, la popolazione carceraria italiana vede un aumento maggiore rispetto a quella straniera, con una crescita dell’8,8% delle donne rispetto al 5,2% degli uomini.

Un sistema penalizzato dalla recidiva - Un’analisi dei dati mostra come la recidiva sia ancora un problema urgente. Il 62% dei detenuti presenti nelle carceri italiane al 31 dicembre 2021 aveva già scontato almeno una pena precedente, con l’18% che aveva scontato cinque o più pene in passato. Questo alto tasso di recidiva contribuisce al sovraffollamento, e Antigone sottolinea che misure efficaci per prevenire la recidiva e promuovere il reinserimento sociale avrebbero un impatto significativo sulla questione del sovraffollamento. L’Associazione Antigone evidenzia anche la scarsità di risorse nelle carceri, in particolare per quanto riguarda il personale. In media, un agente di polizia penitenziaria deve gestire 1,7 detenuti, un numero che è aumentato a 1,8 detenuti a causa della crescita delle presenze carcerarie. Tuttavia, ci sono miglioramenti nel numero di educatori, che sono stati incrementati negli ultimi anni. Questo ha portato a una diminuzione del numero di detenuti per ogni educatore, passando da una media di 88,6 a 70,8 persone detenute per educatore.

Lotta contro caldo e condizioni di vita - Le condizioni estive all’interno delle carceri sono particolarmente gravi. Le strutture carcerarie spesso non sono in grado di far fronte alle temperature estive elevate, causando disagio e stress tra i detenuti. Uno degli aspetti preoccupanti emersi da questo rapporto di Antigone riguarda lo stato delle strutture penitenziarie. L’aria che circola attraverso le finestre è spesso limitata a causa delle schermature presenti nel 50% dei casi, ostacolando la circolazione dell’aria fresca. Durante la notte, alcuni istituti chiudono anche il ‘blindo’, una pesante porta di ferro all’ingresso delle celle, che agisce come un muro per l’aria, rendendo l’ambiente ancora più soffocante. Un’altra criticità riguarda la mancanza di docce nelle celle, nonostante il regolamento penitenziario del 2000 stabilisca che dovrebbero essere presenti obbligatoriamente a partire dal 2005. Questo significa che molti detenuti non possono cercare refrigerio tramite una doccia fresca. Inoltre, i frigoriferi nelle celle sono presenti solo in pochissimi casi, lasciando molte persone senza accesso all’acqua fresca.

Il problema dell’approvvigionamento idrico è particolarmente critico in alcune carceri. Il rapporto di Antigone riceve segnalazioni annuali di carceri in cui i detenuti sono costretti a utilizzare acqua confezionata per lavarsi. Alcuni istituti, come Aversa, non sono allacciati alla rete idrica comunale e devono fare affidamento su cisterne. Questo può portare a una carenza di acqua corrente, rendendo difficile affrontare il caldo. La situazione si aggrava ulteriormente durante le ondate di calore estivo. Il rapporto cita esempi di proteste avvenute nei mesi estivi, come quella nel carcere di Ravenna e nella Casa di Reclusione di San Cataldo a Caltanissetta. Le proteste sono state innescate dall’eccessivo caldo, che ha causato disagi e sofferenze tra i detenuti. Alcuni istituti, come il carcere di Avellino, hanno sperimentato problemi di approvvigionamento idrico, causando disagi non solo ai detenuti, ma anche al personale penitenziario.

Il problema dei ventilatori - La situazione è drammatica. Nonostante le elevate temperature e l’oppressione del caldo, i ventilatori sono presenti solo in alcuni istituti penitenziari. Un esempio emblematico di questa situazione è l’istituto penitenziario di Vercelli, situato in una zona pianeggiante prevalentemente coltivata a risaia. Qui, il caldo estivo diventa insopportabile, eppure i detenuti si trovano privati del semplice comfort di un ventilatore per cercare un po’ di sollievo. L’Associazione Antigone ha recentemente riferito che le persone detenute nell’istituto di Vercelli hanno presentato una petizione, una richiesta disperata e legittima, per poter acquistare ventilatori funzionanti con l’energia elettrica con i propri mezzi. Al momento, l’alternativa è rappresentata da ventilatori portatili di dimensioni minime, che devono essere tenuti in mano e che sono venduti a un prezzo di € 5.89, oltre al costo delle pile necessarie (3 euro). Questi ventilatori, sebbene modesti, rappresentano un piccolo respiro di sollievo in mezzo al caldo soffocante. La mancanza di ventilatori è un problema che si estende a livello nazionale. In molti istituti penitenziari, i ventilatori sono una rarità e spesso la rete elettrica è inadeguata per far fronte a queste necessità. Luoghi come Regina Coeli a Roma o Pesaro sono solo alcuni esempi di istituti in cui i ventilatori sono una merce rara anche per l’inadeguatezza della rete elettrica. Antigone fa alcuni esempi concreti. Ad Aversa a causa del caldo torrido, molte persone detenute lamentavano la scarsa efficacia dei ventilatori forniti dall’amministrazione, troppo piccoli per cameroni troppo grandi, insufficienti per garantire un minimo di refrigerio. A Cagliari le celle sono dotate di ventilatori comprati, come in altri istituti, direttamente dalle persone detenute quando se lo possono permettere (al costo di 40 euro). Anche negli istituti di Tempio Pausania e Altamura il costo dei ventilatori è a carico delle persone detenute. A Catania invece i ventilatori sono stati acquistati dall’amministrazione penitenziaria e pertanto disponibili in ogni cella dell’istituto. A Lucera nessuna cella è dotata di ventilatori, presenti solo negli spazi comuni. Un dramma nel dramma. Una doppia pena. Il tutto in sfregio dell’articolo 27 della nostra costituzione dove recita che la pena non deve essere contraria al senso di umanità. Questo principio garantisce che non si ritorni a quanto accadeva in passato, con il condannato che in carcere era sottoposto a trattamenti disumani. Ma è un principio che rimane sulla carta.