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di David Carretta

Il Foglio, 23 settembre 2023

Ventimiglia e gli altri valichi non possono essere blindati: Parigi deve rispettare la direttiva “rimpatri” e le sue tutele per i migranti. Così i giudici di Lussemburgo ricordano che l’irrigidimento delle politiche migratorie non può sconfinare oltre i paletti imposti dalla legislazione europea.

Bruxelles. La Corte di giustizia dell’Unione europea ha inflitto un duro colpo alla politica della Francia dei respingimenti alla frontiera con i paesi vicini, a partire dall’Italia. In una sentenza relativa a un ricorso davanti al Consiglio di stato francese presentato dall’associazione Avocats pour la défense des droits des étrangers, i giudici di Lussemburgo hanno stabilito che la Francia deve rispettare la direttiva “rimpatri” e le sue tutele per i migranti anche nei respingimenti effettuati alle frontiere interne di Schengen.

La direttiva prevede che un cittadino di un paese terzo in situazione di soggiorno irregolare deve essere oggetto di una decisione di rimpatrio, ma anche beneficiare di un certo termine temporale per lasciare volontariamente il territorio, mentre l’allontanamento forzato può avvenire solo in ultima istanza. La Corte dell’Ue ha stabilito che un provvedimento di respingimento può essere adottato sulla base del codice frontiere Schengen, ma “devono comunque essere rispettate le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva “rimpatri”, anche se questo “può condurre a privare di una larga parte della sua utilità l’adozione” del provvedimento di respingimento. Il fatto che la Francia abbia ripristinato i controlli alle frontiere interne in deroga al codice Schengen per minacce gravi all’ordine pubblico e alla sicurezza interna, secondo i giudici di Lussemburgo, è irrilevante.

Non è ancora chiaro quali saranno le ripercussioni pratiche immediate della sentenza della Corte dell’Ue nella prassi seguita dalla Francia - a Ventimiglia e in altri valichi - di respingere i migranti e riportarli in Italia non appena attraversata la frontiera. L’associazione Avocats pour la défense des droits des étrangers ha contestato davanti al Consiglio di Stato un’ordinanza delle autorità francesi che ha modificato il codice sull’ingresso e sul soggiorno degli stranieri e sul diritto d’asilo per introdurre la possibilità di rifiutare l’ingresso di cittadini di paesi terzi alle frontiere con altri stati membri dell’Ue. La Corte dell’Ue ha anche offerto alla Francia una soluzione, ricordando la possibilità di trattenere o arrestare un cittadino di un paese terzo in attesa del suo allontanamento, in particolare se costituisce una minaccia per l’ordine pubblico o se sospettato di aver commesso un reato diverso dal semplice ingresso irregolare nel territorio nazionale. Ma, per l’ennesima volta, i giudici di Lussemburgo hanno ricordato a uno stato membro che l’irrigidimento delle politiche migratorie non può sconfinare oltre i paletti imposti dalla legislazione europea. È un avvertimento implicito anche a tutti i governi, sovranisti o meno, che spingono per costruire un’Europa fortezza senza rispettare i diritti di migranti e richiedenti asilo.