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di Lucio Luca

La Repubblica, 2 aprile 2023

“La scelta di Lea”, un bel libro scritto da Marika Demaria per Zolfo Editore, ripercorre la storia di una donna coraggiosa che ha pagato con la vita la sua decisione di stare dalla parte giusta. Quando nasci a Petilia Policastro, in provincia di Crotone, e a soli nove mesi ti uccidono il padre in un agguato di ‘ndrangheta, la tua vita probabilmente è segnata per sempre.

Se i tuoi fratelli, tuo zio, si intestano una assurda vendetta che porterà soltanto a una faida e tanti altri morti ammazzati, capisci che prima o poi da lì devi fuggire se solo vuoi dare un senso alla tua esistenza.

Lea Garofalo cresce in una famiglia ‘ndranghetista. La nonna le ripete sempre che “il sangue si lava con il sangue”. A nove anni scopre che il fratello nasconde le armi in camera sua, a tredici si innamora di un ragazzo più grande e decide di seguirlo a Milano. Ma anche in questo caso la realtà non cambia. Carlo, l’uomo che ama, è un trafficante di droga. Per conto della famiglia Garofalo gestisce lo smercio di eroina e cocaina nella zona di via Paolo Sarpi. A diciassette anni Lea rimane incinta e nel 1991 nasce Denise, che cresce nello stabile di via Montello, dove il clan del compagno e dei fratelli subaffitta illegalmente stamberghe agli immigrati.

Poi Carlo finisce in carcere, Lea gli dice che tra loro è finita, litigano e devono intervenire le guardie per salvare la povera ragazza aggredita dal detenuto. Lea e Denise si trasferiscono a Bergamo e per i primi tempi sembra andare tutto bene. Nel 2002 però la loro macchina viene bruciata: è un avvertimento del fratello Floriano. Lea decide di tornare a Petilia Policastro, ma a luglio viene aggredita sempre dal fratello, che non accetta la sua scelta. Decide quindi di rivolgersi ai carabinieri, diventando una testimone di giustizia.

Viene sballottata da un capo e l’altro dell’Italia per ragioni di sicurezza, apprende che il fratello è stato ucciso per punire il suo pentimento, dopo qualche anno torna in Calabria e firma la sua condanna a morte. Carlo esce di prigione, riesce a contattarla, allontana la figlia con una scusa e, a quel punto, picchia e strangola Lea. Era il 24 novembre del 2009. Il clan si occupa di far sparire il cadavere, Carlo arriva persino a dire a Denise che la madre ha voluto soldi ed è fuggita. In pratica che ha abbandonato sua figlia, l’unica cosa per la quale viveva.

Ma sarà proprio Denise, il suo coraggio, a far sì che la verità sulla fine di Lea Garofalo venga finalmente a galla. Per quel delitto sei imputati vengono condannati all’ergastolo, Denise continua a vivere sotto protezione.

La beffa, però, era ancora dietro l’angolo: per lo Stato Lea Garofalo non è una vittima di mafia, perché ai suoi assassini, per “problemi burocratici”, non è stato applicato durante il processo l’aggravante di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ma almeno nel 2013, grazie all’aiuto dell’Associazione Libera, anche per Lea Garofalo è stato possibile celebrare funerali civili e pubblici. C’erano don Ciotti, il sindaco Pisapia e la stessa Denise, anche se a distanza e protetta dalle forze dell’ordine.

“La scelta di Lea”, un bel libro scritto da Marika Demaria per Zolfo Editore, ripercorre la storia di una donna coraggiosa che ha pagato con la vita la sua decisione di stare dalla parte giusta. Una storia di ribellione e coraggio. Sullo sfondo di un dramma sconvolgente, che si dipana tra la Calabria e la Lombardia, si stagliano omicidi insoluti, traffici di stupefacenti e il profilo di una criminalità organizzata padrona di interi territori. Una storia da incubo, di cui la narrazione asciutta che l’autrice ci trasmette dall’interno del processo diventa documento eccezionale, una denuncia insostituibile.