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di Luciano Gualzetti*

Corriere della Sera, 5 settembre 2023

Il richiamo è rivolto a tutti, credenti e non credenti, a non fermarsi alla prestazione, ma a vedere nel povero colui che ha diritto alla piena dignità umana. Il 5 settembre è la Giornata Internazionale della Carità. Giornata istituita dall’Onu nel 2012 per riconoscere il ruolo della Carità “nell’alleviare le crisi umanitarie e le sofferenze umane all’interno e tra le Nazioni”. Nel giorno della morte (il 5 settembre 1997) di Santa Teresa di Calcutta. Indicando così in Madre Teresa un riferimento di Carità per il suo servizio gratuito per i malati, i senza tetto, i “più poveri tra i poveri”. Ma cos’è la Carità? Madre Teresa direbbe: “Dobbiamo dare servizio immediato ed effettivo ai poveri: dando da mangiare agli affamati, non solo cibo ma anche la Parola di Dio. Dando da bere agli assetati: non solo di acqua, ma anche di conoscenza, di pace, di verità, di giustizia e di amore. Vestendo gli ignudi: non solo con abiti, ma anche di dignità umana. Dando alloggio ai senza tetto: non solo un rifugio fatto di mattoni, ma un cuore che comprende, che protegge, che ama…”.

Al di là delle motivazioni di fede, il richiamo è ancora rivolto a tutti, credenti e non credenti, a non fermarsi a una carità che identifica la soluzione con la prestazione. Ma a vedere nel povero colui che ha diritto alla piena dignità umana, che chiede una vita felice, che mantiene sempre delle capacità, ancorché residue, per riprendere in mano la sua vita. La Giornata internazionale della Carità rappresenta dunque un importante richiamo a coloro che operano nel campo della Carità a non accontentarsi di un’azione, pur necessaria, di soccorso, ma ad assumere il proprio pezzo di responsabilità per cambiare, non solo la situazione della singola persona che aiutano, ma a cambiare le condizioni che l’hanno portata a chiedere aiuto e a cambiare le cose perché coloro che si troveranno nelle stesse situazioni non si trovino in difficoltà (anche le future generazioni). La Carità è gratuità e cura della persona, azione politica di pace e di giustizia, dono di sé e amore universale.

Ma perché la carità sia efficace deve rimuovere le cause delle povertà, non deve dare per carità quello che è previsto per giustizia e deve offrire l’aiuto in modo tale che il povero non ne abbia più bisogno. Attivando la persona perché diventi responsabile verso di sé, la propria famiglia, gli altri ritornando alla piena cittadinanza con i relativi diritti e i doveri, nella comunità che magari l’aveva escluso. Agendo con una visione integrale: non solo sul piano economico, ma anche all’accesso alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla casa, ai trasporti, a un ambiente vivibile, ai diritti e alla dignità per tutti, nessuno escluso. La Carità così intesa può ricostruire legami sociali che possano superare gli inevitabili conflitti e costruire condizioni di pace duraturi. Per promuovere, come i rappresentanti dell’Onu auspicavano istituendo la Giornata Internazionale della Carità, il dialogo tra persone di culture e religioni diverse, la solidarietà e la comprensione reciproca.

*Direttore Caritas Ambrosiana