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di Piero Sansonetti

L’Unità, 1 dicembre 2023

1) Si è aperta una lotta molto aspra sulle sorti del sottosegretario Delmastro, esponente di Fratelli d’Italia e vice di Nordio al ministero della giustizia. Dopo parecchio tempo l’opposizione sembra decisa stavolta ad andare fino in fondo. E la maggioranza, e il governo, hanno capito che questa è una battaglia seria e complicata. Non è una cosuccia, come qualche decreto per aumentare il carcere ai minorenni, per ingabbiare più profughi possibile, per consentire ai neonati di finire in cella con la mamma rom e roba simile. Quelle sono questioni semplici da risolvere senza grandi ostacoli. Chi vuoi che si opponga davvero a un arresto? Arrestare è bello e porta voti. Stavolta invece si tratta di una grande questione di principio. È in gioco la dignità della repubblica, se ho capito bene.

2) Non tutte le persone sono persone. Alcune sono cose. Non hanno bisogno né di riguardi né tantomeno di essere considerate alla pari degli altri esseri umani. Volete un esempio? Beh, per esempio Alfredo Cospito. State a sentire: è anarchico, non è pentito, continua a scrivere frasi follemente rivoluzionarie, odia il capitalismo, non accetta di essere stato messo del tutto irragionevolmente al carcere duro, saluta alzando il braccio col pugno chiuso come faceva Bakunin, addirittura giunge a contestare la legittimità del carcere duro solo perché il carcere duro viola la Costituzione e tre o quattro trattati internazionali, e per di più ha fatto lo sciopero della fame per 100 giorni rischiando di morire. Voi direte; beh, chissenefrega se uno così rischia di morire. Già, ma non considerate quanto fastidio ha prodotto per il Parlamento, il governo, il ministro, i magistrati e i giornali! Lo sciopero della fame è stato una vera vigliaccata con la scusa melensa della legalità! Bene: una persona come Cospito può tranquillamente essere degradato da persona a cosa. E si sa che sulle cose si litiga senza bisogno di interpellarle o di tenerne conto. Come sui tappeti.

3) Sulla pelle di Cospito si sta svolgendo la nobile battaglia tra governo e opposizione, tra coloro che vogliono e coloro che non vogliono le dimissioni di Delmastro.

4) Il quale Delmastro si è detto orgoglioso di avere difeso il 41 bis. E dietro a lui tutto il centrodestra. Tutto! E Giorgia Meloni si è gloriata più ancora del suo sottosegretario: noi, noi, noi, la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di confermare il 41 bis. E Elly Schlein e Conte non le hanno risposto: “Farabutti, in questo modo siete fuori dalla Costituzione, forcaioli, manettari, reazionari”. O magari anche “fascisti” (che tanto Capezzone non sente). No, le hanno chiesto conto della norma che permette un uso più largo dei contanti. Al solito, si va dritti al bersaglio grosso.

5) Lo abbiamo scritto un paio di giorni fa e oggi lo confermiamo. Esiste in questo paese dopo la morte delle vecchie ideologie, colte e complicate, una sola ideologia che accomuna tutti: il giustizialismo.

Scontro di potere sulla pelle di Cospito, di Frank Cimini

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro è stato rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio in relazione a quanto aveva spifferato al collega di partito Giovanni Donzelli sulla detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito. Al di là dell’esito processuale che vedrà in aula Delmastro il prossimo 12 marzo va ricordato che questa è una storia di un regolamento di conti all’interno del potere sulla pelle di un anarchico detenuto e torturato con l’applicazione dell’articolo 41 bis. Il discorso riguarda anche le polemiche sul rinvio a giudizio con la discussione sulle eventuali dimissioni di Delmastro.

Alfredo Cospito con la sua battaglia contro il 41bis combattuta anche con un lunghissimo sciopero della fame non c’entra assolutamente niente con le beghe di lor signori. La procura di Roma aveva ribadito la richiesta di prosciogliere Delmastro per mancanza dell’evento soggettivo del reato. Il gup ha deciso diversamente sposando in pratica la stessa linea del gip che aveva imposto l’imputazione coatta. Intanto il difensore di Cospito l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha depositato il ricorso per Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che aveva confermato il 41 bis. Secondo il legale la sentenza del Tribunale non era motivata soprattutto perché i giudici non si erano confrontati con il parere della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo che aveva chiesto di far uscire Cospito dal 41 bis, disponendo la detenzione in regime di alta sorveglianza, appena un gradino inferiore.

Per la Dna la pericolosità di Cospito era regredita e non sussistevano più le ragioni del carcere più duro. Il Tribunale invece decideva diversamente arrivando addirittura ad affermare che con lo sciopero della fame l’anarchico aveva accresciuto il suo carisma diventando ancora più pericoloso. Cospito di fatto è stato danneggiato dall’eventuale reato (eventuale perché le garanzie ovviamente valgono per tutti e perché siamo effettivamente in una situazione sul filo del rasoio) commesso dal sottosegretario che metteva in condizioni il collega di partito e coinquilino Donzelli di disporre di dati e informazioni da usare contro avversari politici.

Ma non è un caso che l’anarchico e il suo difensore abbiano scelto di non chiedere di costituirsi nel procedimento come parte danneggiata dal reato. Proprio per restare estranei al contenzioso tutto interno al potere politico, dove, questo è assolutamente certo, dei diritti e della sorte di Alfredo Cospito fregava niente ad alcuno, allora come oggi. Perché evidentemente la pista anarchica è eterna.