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di Paola D’Amico

Corriere della Sera, 15 gennaio 2024

L’uso di TikTok è sempre più sfruttato dai clan del Foggiano, il Csv replica con un videoclip realizzato dal cantautore Giovanni D’Angelo. La criminalità nel Foggiano fa proseliti attraverso i social. TikTok, in particolare, è lo strumento prediletto - si possono aprire profili anonimi - per propagandare la (sub)cultura mafiosa. Una ricerca del professore Marcello Ravveduto, docente di Digital Public History all’Università di Salerno, con ricercatrici del corso di Informatica Umanistica dell’Università di Pisa, ha “mappato” la galassia delle mafie foggiane (quarta mafia, l’insieme di gruppi criminali della Capitanata, nel nord della Puglia) attraverso le piattaforme digitali. E ha messo a fuoco il linguaggio di figli, mogli e cugini dei mafiosi o loro affiliati, influencer evoluti, abilissimi nel giustificare la devianza criminale e nel creare una “estetica del potere - spiega in sintesi Ravveduto - e cioè far capire che più sei ricco e famoso più hai diritto di comandare”.

Un lavoro, realizzato con il finanziamento della Fondazione Magna Grecia (fondazionemagnagrecia.it), utile per cercare anticorpi che difendano i giovanissimi. Il Centro Servizio al Volontariato di Foggia partendo da qui ha già realizzato il videoclip “Guaglione” del cantautore foggiano Giovanni D’Angelo, che ribalta con forza gli stereotipi dei messaggi del genere neomelodico napoletano super-gettonati tra gli adolescenti della Capitanata. Questo nell’ambito di un più ampio progetto di carattere sociale sostenuto da Csv (www.csvfoggia.it) con Consulta provinciale per la legalità, Teatro pubblico pugliese, Fondazione dei Monti Uniti di Foggia. Il video sarà diffuso sui social, nelle scuole e nei luoghi di aggregazione.

“Lancia un appello alle nuove generazioni: attenzione a non finire nelle trappole della criminalità. La scelta - spiega Annalisa Graziano del Csv - non è stata casuale: proprio attraverso le piazze virtuali i clan riescono a raggiungere e reclutare manovalanza tra i giovanissimi, con numeri impensabili fino a qualche anno fa”. Prossimo obiettivo è costituire un Osservatorio per il monitoraggio delle mafie sui social network.

“La magistratura ci aveva allertati sulla presenza virale delle comunicazioni mafiose sui social. I clan si adeguano, si raccontano attraverso i simboli del potere: denaro, gioielli, macchine di lusso. La ricerca ci aiuta a comprendere il loro linguaggio. Se vogliamo entrare nel cuore dei giovani - conclude Daniela Marcone, che si occupa di memoria delle vittime di mafia ed è nell’Ufficio di presidenza di Libera - non possiamo perdere tempo, il video usa i parametri musicali più amati ma rimette al centro la persona con il suo valore”.