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di Enrico Franceschini

La Repubblica, 28 gennaio 2024

Dopo l’esecuzione negli Stati Uniti del primo condannato ucciso con l’azoto puro, una tecnica di soffocamento descritta dai suoi avvocati come “una tortura”, la pena capitale torna a far discutere. Dopo l’esecuzione negli Stati Uniti del primo condannato ucciso con l’azoto puro, una tecnica di soffocamento descritta dai suoi avvocati come “una tortura”, la pena di morte torna sul banco degli imputati. Un cittadino giapponese è stato condannato in questi giorni all’impiccagione per un incendio doloso in cui hanno perso la vita 36 persone e il numero di esecuzioni è in aumento, sebbene molti Paesi abbiano abolito la pena capitale. Ecco una scheda per capire come si è schierata la comunità internazionale sulla questione.

Secondo cifre di Amnesty International citate dalla Bbc, 55 nazioni (su 195 Paesi membri dell’Onu, ovvero poco più di un quarto) hanno tuttora in vigore la pena di morte. Tra i 55 che l’hanno ancora in vigore, tuttavia, quasi metà, per la precisione 23, non eseguono condanne a morte da almeno dieci anni, e 9 la prevedono soltanto per reati come i crimini di guerra o le stragi di massa. Tra questi, lo stato di Israele, che ha eseguito una sola condanna a morte nei 76 anni della sua esistenza: nel 1962, nei confronti di Adolf Eichmann, l’ex gerarca nazista soprannominato “l’architetto dell’Olocausto”.

Migliaia all’anno - Un rapporto di Amnesty International afferma che la Cina è il Paese che esegue più condanne a morte, uccidendo così migliaia di detenuti ogni anno: ma Pechino non rende note cifre ufficiali in materia, per cui si tratta di una stima. A parte la Cina, nel 2022 sono state eseguite 883 condanne a morte nel resto del mondo, il numero più alto dal 2017, ma meno dei 1500 giustiziati nel 2015.

28 mila in attesa - A livello mondiale, Amnesty International calcola che 28282 persone siano detenute nel “braccio della morte” di una prigione in attesa della pena capitale. Tra appelli e richieste di grazia, molti di essi aspettano per anni o perfino decenni il giorno dell’esecuzione.

Cina e Iran - Dopo la Cina, di cui non si conoscono le cifre ufficiali ma si ritiene che siano più di 1000 l’anno, il Paese che nel 2022 ha eseguito più condanne a morte è l’Iran con 576, seguito da Arabia Saudita con 196, Egitto (24), Stati Uniti (18), Singapore e Iraq (11), Kuwait (7), Somalia (6), Sud Sudan (5). Negli Usa il numero di esecuzioni capitali declina da due decenni, da un massimo di 98 eseguite nel 1999, a testimonianza di una crescente opposizione alla pena di morte fra l’opinione pubblica americana.

Paesi abolizionisti - Nel 1991 soltanto 48 Paesi non prevedevano in alcun caso la pena di morte: oggi sono 112 a non contemplarla in nessuna circostanza. Tra gli ultimi che l’hanno abolita, nel 2022, figurano Kazakhstan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centroafricana.

I metodi - L’Arabia Saudita è l’unico Paese del mondo che esegue la pena di morte tagliando la testa ai condannati (in passato la Francia usava la ghigliottina). Altri metodi attualmente in vigore includono l’impiccagione, la fucilazione e l’iniezione letale. Kenneth Smith, l’uomo ucciso con il gas di azoto stamani in Alabama per l’omicidio di una donna, è spa prima persona al mondo giustiziata con questo metodo.