sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Federica Cravero

La Repubblica, 30 giugno 2023

Il presidente dell’associazione Exit-Italia, Emilio Coveri, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per la morte in Svizzera di una donna siciliana. “Diciamo alla gente di cercare informazioni su Google, abbiamo 4.800 iscritti, dovrebbero mettermi al rogo”.

“Ho la coscienza pulita, come è pulita è l’associazione. Ma inizio a pensare che a far del bene ci si rimette sempre…”, dice rammaricato il torinese Emilio Coveri, presidente dell’associazione Exit-Italia, che ieri è stato condannato a tre anni e quattro mesi di reclusione per istigazione al suicidio dalla corte d’assise d’appello di Catania per la morte di Alessandra Giordano, catanese che non era malata terminale, ma che soffriva di depressione e sindrome di Eagle, andata volontariamente a morire in una clinica in Svizzera.

“Io le sentenze le voglio rispettare ma in carcere non mi ci mandano, c’è la sospensione. Eppure io vorrei andarci, per dare un segnale. D’altra parte questo è un processo politico: come si può condannare una persona per aver aiutato una donna a suicidarsi, una donna che neanche ho mai incontrato, a cui ho dato solo delle informazioni che chiunque può trovare andando su Google”. E un pensiero che sta maturando in queste ore è proprio quello di spostare l’associazione nel Paese elvetico, dove l’eutanasia è legale, per fare esattamente quello che fa ora ma senza rischiare conseguenze penali. “Ne stiamo ragionando, non è per sfuggire alla giustizia ma solo per continuare ad aiutare le persone che ci chiedono un sostegno: riceviamo 90 chiamate la settimana”.

In fondo non se l’aspettava Coveri, assistito dall’avvocata Arianna Corcelli, che andasse così. “In primo grado era stata riconosciuta la mia estraneità nella vicenda: se dovessero imputarmi per tutti i 4800 iscritti che ha la nostra associazione dovrebbero mettermi al rogo”, insiste. “Ma la realtà è che ci si deve aspettare di tutto. Questo è un tema in cui la politica non vuole entrare, è sorda - attacca - Abbiamo presentato proposte di legge, scritto lettere a Sergio Mattarella, ma nessuno ha mai risposto, le hanno messe in un cassetto. E le persone che mi stanno vicine e che in questi anni mi hanno sempre spronato ad andare avanti ieri mi hanno detto ‘Ma chi te lo fa fare, hai 72 anni…’. E io davvero sono amareggiato”.

Il prossimo passo sarà il ricorso in cassazione, per dimostrare che il tipo di contatto avuto con la donna catanese non può essere considerato un incentivo a togliersi la vita. “Noi aiutiamo solo le persone a fare il testamento biologico, che è legale in Italia. Per il resto sono loro che decidono cosa fare della loro vita e della loro morte”.