sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Roberta Polese

Corriere del Veneto, 9 giugno 2022

“Chi ha scritto questo referendum non ha pensato alle donne e alle conseguenze che avrebbe, proprio sulle donne, l’abrogazione della misura cautelare per i delitti come lo stalking”.

Valeria Sanzari, procuratrice aggiunta di Padova e a capo del gruppo “Fasce deboli”, non usa mezzi termini per dire quello che pensa sul referendum sulle misure cautelari, ossia uno dei cinque quesiti che verranno posti domenica 12 giugno agli italiani.

La scheda è quella arancione e la domanda è: volete cancellare la “reiterazione del reato” dall’insieme delle motivazioni per cui i giudici possono decidere la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona prima del processo?

Oggi una persona indagata può finire in carcere o ai domiciliari prima della sentenza se c’è il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, oppure per impedire che la persona possa compiere di nuovo lo stesso reato. Attualmente si può finire gli arresti per questo ultimo motivo se si tratta di un reato per cui è prevista una pena massima di 4 o 5 anni oppure per il finanziamento illecito dei partiti.

Dottoressa, se vince il sì che cosa succede?

“L’effetto “collaterale” di un eventuale sì è che non si potranno chiedere misure cautelari per gli uomini che perseguitano le loro mogli o compagne, e per misure cautelari non intendiamo solo il carcere ma anche l’allontanamento da casa o il semplice divieto di avvicinamento. Questa norma oggi si applica anche alle persone che non sono violente nei confronti delle loro vittime e si fa proprio perché si vuole evitare che lo diventino: lo stalking inizia con pedinamenti, appostamenti, ma poi c’è un’escalation che potrebbe portare a violenze ben più serie”.

La norma sulla reiterazione del reato che si vuole abrogare rende più efficaci anche i codici rossi?

“Le norme che ci sono oggi sono a tutela delle donne maltrattate, e lo stalking è a tutti gli effetti un maltrattamento anche se non è fisico. Le esigenze cautelari che precedono la sentenza di primo grado hanno proprio l’obiettivo di evitare che il reato si ripeta, ma in casi di violenze in famiglia lo stalking non si ripete uguale identico a se stesso, ha una deriva incontrollabile”.

Com’è possibile che chi ha scritto il referendum non abbia pensato a questo effetto?

“Questo non lo so, ma è andata proprio così, ed è un paradosso, perché proprio in questo periodo storico in cui si parla tanto di tutelare le donne e di violenza di genere, la prima volta che si fa un intervento per cambiare una legge le prime ad essere dimenticate sono proprio le donne. Se il referendum passasse sarebbe devastante per le vittime di atti persecutori”.

L’obiettivo di questo referendum è evitare il carcere a chi commette reati finanziari, la questione è politica, poi però tutti puntano il dito sui magistrati quando una donna viene uccisa...

“Dubito che chi voterà sì a questo quesito conosca bene i termini della questione. Se dovesse passare l’abrogazione per noi magistrati ci sarebbe molto meno lavoro: meno carte, meno burocrazia, ma non è così che devono andare le cose, non è così che si salvano le donne”.