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di Piero Sansonetti

L’Unità, 14 dicembre 2023

Chi ha ascoltato le risposte che l’ex magistrato Piercamillo Davigo ha fornito al suo intervistatore l’altra sera, a proposito degli imputati suicidi (anzi: degli indiziati suicidi), immagino che sia rimasto sconvolto. Penso che anche un grande numero di persone che sono attratte dalle idee del giustizialismo siano rimaste raggelate dalla inaudita volgarità della risposta dell’ex Pm. Ho pudore persino a trascrivere quella risposta, incredibile, devo farlo solo perché sennò non possiamo ragionare. La domanda era: ma lei ha provato dispiacere quando i suoi indiziati si suicidavano? E lui ha risposto testualmente così: “Certo, se un indiziato decide di suicidarsi lo perdi come fonte di informazione”.

A me non era mai capitato di ascoltare una dichiarazione così cinica, offerta con voce ed espressione calma e con grande convinzione. Mai nella vita. Naturalmente questa nuova sortita del dottor Davigo, che è stato membro del Csm, Pm, giudice di Cassazione, capo della magistratura associata, dunque non è un personaggio irrilevante, ci spinge a riflessioni serie sullo stato e il livello culturale della magistratura. Tra qualche riga torno su questo argomento. Prima vorrei cambiare per un momento discorso E parlare della campagna avviata dalla “Verità” - seguita da altri giornali di destra - contro i Vescovi, il papa, il Pd e le Ong impegnate nel salvare i naufraghi, nel Mediterraneo. È iniziata da una quindicina di giorni questa campagna. La “Verità” l’ha promossa ad argomento centrale e le ha dedicato credo per quasi due settimane il titolo di apertura a tutta pagina del giornale. Altri giornali di destra sono stati un po’ più sobri, qualcuno - dignitosamente - l’ha persino ignorata.

Vediamo solo la giornata di ieri. Dalla Libia giungono notizie e testimonianze sulle torture e gli stupri che le guardie libiche realizzano sui prigionieri che hanno catturato mentre tentavano di raggiungere da profughi l’Italia. Talvolta li hanno catturati usando le motovedette fornite proprio dal governo italiano (non solo e non tanto dall’attuale governo di destra, ma dai governi precedenti). Tuttavia i giornali di destra non si sono occupati di questo, e hanno invece pubblicato illegalmente alcune chat tra esponenti della sinistra e i volontari della Ong Mediterranea di nessun interesse giudiziario e persino di scarso interesse sul piano del pettegolezzo. Per quale motivo hanno pubblicato queste chat, violando la legge, e che in parte riguardano anche alcuni parlamentari e dunque il grado dell’illegalità è ancora maggiore? Per dare al lettore l’impressione che Luca Casarini e i suoi compagni di avventura tramassero. Qual era la trama?

Beh, il lettore attento, che non si ferma al titolo - ma è un lettore raro - si accorge che si tramava per trovare il modo migliore per raggiungere il numero più alto possibile di naufraghi, impedendo in questo modo il numero più alto di morti. Non solo non esisteva nessun reato in questa vicenda (tranne i reati di chi ha fornito le chat ai giornalisti e i reati dei giornalisti che le hanno pubblicate) ma ciò che i giornali di destra contestano a Mediterranea è di aver tentato di salvare dall’affogamento moltissime persone. Qual è il passaggio logico? Se li vai a cercare, e li trovi - con l’aiuto dei parlamentari del Pd, o della guardia costiera o di chiunque altro - e poi li porti in Italia, di fatto stai commettendo il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E invece le persone oneste cosa fanno? Li lasciano annegare.

Per la verità la campagna contro le Ong e contro il Vaticano che le finanzia (in modo del tutto aperto, dichiarato, tracciato e rivendicato) ogni tanto sbanda. A Casarini per esempio è stato anche rimproverato di avere salvato dall’affogamento solo 400 persone. Dicono che siano poche. A me, per la verità, risulta che “Mediterranea” ne ha salvate parecchie di più. Ma fossero anche 400? Mi sono chiesto: ma io in vita mia quante persone ho salvato? E tristemente mi sono risposto: nessuna. Chissà quante ne ha salvate Belpietro.

Capisco la domanda che potete farmi: che c’entrano le dichiarazioni di Davigo con la campagna contro i naufraghi di Belpietro? C’è un punto che unifica: il cinismo. E scusatemi se un po’ mi allargo: io ho la netta sensazione che il cinismo stia dilagando in politica e nel mondo dei mass media. In modo impressionante, perché non è più coperto da nessun tipo di ipocrisia. Sono saltati i pudori, i limiti, il “corretto”. Non c’è nessun freno a sostenere che i suicidi dei detenuti o degli indiziati siano un fatto naturale e controproducente solo perché bruciano informazioni. O a sostenere che salvare i profughi sia una ignominia. La politica diventa così. Così il marketing giornalistico. Nella convinzione che ormai l’opinione pubblica è travolta e corrotta da anni di giustizialismo sfrenato. Non attribuisco a Giorgia Meloni la colpa di questo degrado della civiltà. Le attribuisco la colpa di non muovere un dito per contrastarlo.

P.S. Davigo era uno dei personaggi più in vista ai tempi di Mani pulite. Vi rendete conto dello spessore di chi in quegli anni rase al suolo la politica italians? Secondo voi dov’è la vera questione morale: in una tangente presa per finanziare il partito o nella mentalità di una persona che considera il suicidio semplicemente un impiccio imprevisto per il proprio lavoro? Mi auguro che in queste ore i colleghi di Davigo prendano le distanze.