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La Repubblica, 24 luglio 2023

L’intervento della relatrice speciale delle Nazioni Unite sul diritto di associazione e di riunione pacifica. “Centinaia di attivisti e manifestanti sono stati arbitrariamente detenuti, torturati, sottoposti a violenza sessuale e di genere, fatti sparire con la forza e uccisi”, ha detto Clément Nyaletsossi Voule, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti legati alla riunione pacifica e all’associazione. Per Voule le vittime raramente hanno ricevuto giustizia, mentre gli autori dei reati non vengono sottoposti a procedimenti giudiziari e hanno il potere di continuare a reprimere i diritti e le libertà altrui”.

Cresce la repressione. Nel suo ultimo rapporto al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Voule ha evidenziato l’aumento della repressione e le gravi violazioni dei diritti umani commesse contro manifestanti e attivisti in tutto il mondo. Ha sollecitato misure solide e urgenti per invertire la rotta ed evitare che l’impunità di chi abusa del proprio potere diventi la regola.

Vittime senza giustizia. Secondo la relatrice speciale, alle vittime di abusi dei diritti umani è stata negata la giustizia, mentre gli autori beneficiano sistematicamente dell’impunità, e questo atteggiamento abbastanza comune in tutti i Paesi fa in modo che non venga mai messa la parola fine alle violazioni e alla violenza. “L’impunità endemica per gravi abusi dei diritti umani ha generato cicli di repressione. Ogni volta possiamo notare che dove lo spazio civico è minacciato, avanzano autoritarismo e conflitti”, ha spiegato Voule.

Le minacce al diritto di riunione e di associazione. Nel suo rapporto, l’esperta ha rivelato che centinaia di persone hanno subito lesioni, a volte al limite della disabilità, che gli hanno cambiato la vita. Viene fatto un uso improprio o addirittura un abuso delle cosiddette “armi non letali” durante le proteste, ma si tratta di strumenti che lasciano comunque il segno. E le vittime sono state spesso lasciate sole nella richiesta di giustizia e di risarcimenti. La relatrice speciale denuncia la diffusa mancanza di volontà, da parte degli Stati, di garantire che gli autori dei reati vengano effettivamente processati. La tendenza ormai è che prevalgono un po’ ovunque politiche volte a giustificare l’uso eccessivo della forza per punire e criminalizzare chi si riunisce, anche pacificamente.

Il ruolo degli Stati. Gli Stati dovrebbero concentrarsi sulle indagini, perseguire e condannare i colpevoli piuttosto che prendere di mira attivisti e manifestanti - denuncia Voule. “Garantire alla giustizia i responsabili delle violazioni contro le persone che esercitano il diritto di riunione pacifica e di associazione è parte integrante della responsabilità degli Stati di rispettare, proteggere e consentire l’esercizio di tali diritti”, ha concluso.

I risarcimenti. Secondo l’esperta gli Stati dovrebbero adottare un approccio alla responsabilità olistico, ovvero incentrato sulle vittime e attento al genere, perché è loro compito affrontare i bisogni delle vittime, fornire risarcimenti e garantire che le violazioni dei diritti non si ripetano. Una nota a parte va fatta poi a proposito dei risarcimenti che vengono concessi ogni volta che vengono acclarati gli abusi: gli indennizzi non devono essere utilizzati per eludere la responsabilità ma per integrare i procedimenti legali.

La funzione della comunità internazionale. Pur riconoscendo il ruolo primario degli Stati nel perseguire gli autori di reato, l’esperta ha sollecitato la comunità internazionale, in particolare il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, a intervenire quando i singoli Paesi non riescono a garantire giustizia alle vittime delle violazioni dei diritti di riunione pacifica e di associazione.