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di Michele Magno

Italia Oggi, 9 novembre 2023

Per una serie di motivi le idee di Cesare Beccaria non sono ancora state applicate. Ha senso rileggere oggi un testo concepito oltre due secoli e mezzo fa, e sul quale sono stati già versati fiumi d'inchiostro? Ha senso se il suo autore si chiama Cesare Beccaria (1738-1794). Si dice che per meglio capire il presente e scrutare il futuro bisogna salire sulle spalle dei giganti del passato. Il figlio del marchese di Gualdrasco e Villareggio è stato innegabilmente un gigante del suo tempo. Pubblicato anonimo nel 1764 da una libreria livornese, Dei delitti e delle pene accese in tutta Europa un vastissimo dibattito sui fini e sui limiti della giustizia penale. Un “libriccino”, come lo definì suo nipote Alessandro Manzoni, che ha segnato una pietra miliare nella storia della civiltà giuridica occidentale Una civiltà giuridica perennemente chiamata a confrontarsi con i quesiti fondamentali posti da Beccaria: Perché punire? Come punire? Cosa proibire? Come giudicare? Eppure, secondo diversi studiosi il pamphlet ammirato dai filosofi francesi dell'Encyclopédie e dai costituenti americani sarebbe soltanto un felice mosaico di vecchie idee, per giunta superate nella pratica giudiziaria. Ma, come ha osservato Philippe Audegean, forse non riusciamo sempre a coglierne l'effettiva novità proprio a causa del suo enorme successo, che lo ha paradossalmente banalizzato (Violenza e giustizia. Beccaria e la questione penale, il Mulino, 2023).

Contrapponendosi all'eulogia della “potestas gladii”, il potere della spada, Beccaria avverte pienamente il carattere inesorabile e tragico di quel rapporto: interprete di una nuova sensibilità umanistica, approda a una sua sofferta consapevolezza. Nella rappresentazione tradizionale, la spada era il fulgido emblema della giustizia che punisce la malvagità. È contro questa ideologia mistificante che insorge Beccaria. Beninteso, la violenza penale serve a combattere quella di chi delinque: ma sempre violenza resta.

Ecco perché la figura della Giustizia è drammatica: non potendo rinunciare alla violenza, deve costantemente sforzarsi di farne l'uso minimo necessario. In fondo, è proprio questo concetto di “minimo necessario”, insieme cifra stilistica e nucleo filosofico dei Delitti, uno dei lasciti più preziosi di Beccaria per affermare una cultura garantista del diritto penale. Purtroppo, non sembrano ancora sussistere le condizioni politiche affinché il Parlamento italiano compia un risoluto passo in avanti su questa strada. Non resta che sperare in congiunzioni astrali più benigne.