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di Giacomo Salvini

Il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2023

Accordo su bavaglio, abuso d’ufficio e inappellabilità delle sentenze. La decisione è stata presa ieri mattina, sulla scia dell’emotività per la morte di Silvio Berlusconi: giovedì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole portare in Consiglio dei ministri la riforma della Giustizia firmata dal ministro Carlo Nordio. Si chiamerà “Riforma Berlusconi” perché, spiegano fonti di governo, si muoverà “nel solco delle battaglie del leader di Forza Italia per omaggiarlo”. Ma il passaggio del Consiglio dei ministri non è solo importante per la riforma in sé, ma anche per un fatto politico: per la prima volta dopo la scomparsa di Berlusconi, Meloni ha fatto asse con Forza Italia contro la Lega di Matteo Salvini. L’accordo, infatti, è stato raggiunto dopo diverse telefonate ieri tra la presidente del Consiglio e Gianni Letta, eminenza grigia di Berlusconi e rappresentante delle colombe dentro Forza Italia. Un accordo che eleva la figura di Letta - insieme a Tajani - come una sorta di capodelegazione di Forza Italia, l’architrave tra Fratelli d’Italia e il partito di Berlusconi. I due si sono incrociati nuovamente ieri sera alla camera ardente allestita ad Arcore. Dall’accordo però è stato tenuto fuori Salvini. Uno schema che si ripeterà fino alle Europee, provocando tensioni nel governo.

L’intesa si basa su un pacchetto di riforme, scritto dagli uffici del ministero della Giustizia, che riguarda alcune storiche battaglie berlusconiane. La prima sarà l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, storica battaglia berlusconiana. Alla fine dovrebbero essere piegate le resistenze di Andrea Delmastro Delle Vedove (FdI) e Giulia Bongiorno (Lega) che chiedevano solo una rimodulazione del reato perché il rischio è che i magistrati contestino reati più gravi. Per questo potrebbero esserci tensioni in Consiglio dei ministri con il Carroccio, anche se la coppia Salvini-Bongiorno dovrebbe accettare di rivedere alcuni reati contro la pubblica amministrazione in una seconda fase. Alla Lega infatti sarà concessa la possibilità di modificare il testo del disegno di legge in Parlamento. Insieme all’abuso d’ufficio sarà approvata una limitazione anche del traffico d’influenze.

Il resto del pacchetto prevederà norme per limitare la pubblicazione delle intercettazioni. Il disegno di legge stabilirà il divieto di trascrivere le intercettazioni che riguardano una terza persona che viene citata da chi parla al telefono oppure viene ascoltata con una microspia Trojan. Inoltre l’idea del governo sarebbe anche quella di impedire di pubblicare l’avviso di garanzia nei confronti dell’indagato. Insomma, l’idea è quella di andare a toccare profondamente l’articolo 114 del codice di procedura penale che riguarda la pubblicazione degli atti giudiziari in fase d’indagine.

L’altra modifica di Nordio andrà a toccare la custodia cautelare: la proposta è quella di far decidere un collegio di 3 giudici (invece che uno solo) anche se la riforma dovrebbe entrare in vigore tra tre anni per garantire le assunzioni nei Tribunali e che gli organici siano al completo. Inoltre, prima di disporre la custodia cautelare l’indagato sarà interrogato. In questo caso però saranno esclusi i reati di mafia, terrorismo e nei casi di pericolo di fuga. Dovrebbero valere invece per i reati contro la Pubblica Amministrazione. A queste norme, ieri nell’ordine del giorno è stata inserita anche quella sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione da parte dei pm. Una storica battaglia berlusconiana già approvata nel 2006 (legge Pecorella) e ritenuta in parte incostituzionale dalla Consulta. Riforme chieste a gran voce dalle Camere Penali, da Forza Italia e ostracizzate dall’Associazione Nazionale Magistrati. Il ministro invece ottiene già l’appoggio di Matteo Renzi e Carlo Calenda: “Se Nordio terrà il punto, noi ci saremo”, dice il deputato di Azione Enrico Costa.