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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 20 gennaio 2024

C’è una situazione di grave difficoltà che coinvolge i servizi di salute mentale del nostro Paese. I finanziamenti sono scarsi, il personale è insufficiente e spesso non adeguatamente formato, mentre le politiche regionali si orientano frequentemente verso un modello di psichiatria basato sull’ospedalizzazione e sulla contenzione. Basti pensare all’ennesima tragedia, di recente al centro della cronaca, che coinvolge Giulia Lavatura, una 41enne di Ravenna. Lunedì mattina, è uscita dalla finestra all’ultimo piano del condominio, ha camminato sui ponteggi e si è poi lanciata nel vuoto insieme alla figlia di sei anni e alla cagnolina. La madre si è miracolosamente salvata, ma la piccola e il cane no. La donna soffre di un grave disturbo bipolare ed era seguita dal Centro di salute mentale, ma forse non in modo sufficiente. Aveva interrotto l’assunzione dei farmaci, il che forse ha portato al gesto estremo.

Per comprendere l’inefficienza dei servizi mentali, ci viene in aiuto una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute, ai presidenti delle Regioni, ai Direttori generali e ai Sindaci, redatta da Peppe Dell’Acqua, ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste. Questa lettera solleva questioni cruciali e mette in imbarazzo le autorità sanitarie con un appello accorato. Va ricordato che Dell’Acqua, a partire dal 1971, ha lavorato con Franco Basaglia nell’ospedale psichiatrico di Trieste, partecipando al cambiamento e alla chiusura del manicomio. La lettera, scritta a nome dell’associazione Forum Salute Mentale, sottolinea la necessità di ridefinire radicalmente il concetto di assistenza psichiatrica.

Curare una persona che vive un disturbo mentale non significa solo somministrare farmaci o ricoverarla in un ospedale psichiatrico. È necessario offrire un supporto globale, che tenga conto della persona nella sua interezza, delle sue relazioni e del suo contesto sociale. I servizi di salute mentale devono essere territoriali e accessibili 24 ore su 24. In questo modo, le persone che vivono un disturbo mentale possono ricevere l’aiuto di cui hanno bisogno in tempi rapidi e senza dover ricorrere a strutture ospedaliere.

I servizi di salute mentale devono essere orientati alla comunità e non devono essere luoghi di isolamento ed esclusione. Devono far parte integrante della comunità, favorendo il reinserimento sociale delle persone che hanno vissuto un disturbo mentale. La condizione di lavoro degli operatori dei servizi di salute mentale è fondamentale. Se gli operatori non sono coinvolti in una progettazione comune, se non si sentono valorizzati e sostenuti, non saranno in grado di offrire un’assistenza di qualità.

Dell’Acqua denuncia la scarsa comprensione di molti amministratori sulla differenza tra salute mentale e psichiatria, critica il concetto di centri di salute mentale visti come semplici servizi ambulatoriali e evidenzia la persistente mentalità di alcuni amministratori che vedono i centri di salute mentale come luoghi di contenimento anziché di cura. Critica aspramente l’uso delle strutture private e sottolinea l’importanza di servizi aperti e accessibili 24 ore su 24.

Dell’Acqua riporta esperienze positive dei servizi aperti H 24, evidenziando la loro efficacia nel gestire situazioni di crisi senza ricorrere a violenze o contenzioni. Sottolinea il successo di organizzazioni che si impegnano a essere ‘ strumenti efficaci di risposta alla crisi”. Nella lettera, rivolta principalmente al ministero della Salute, viene richiamata l’attenzione sulle esigenze di coloro che hanno vissuto esperienze di sofferenza mentale, sottolineando la necessità di programmi che promuovano la riabilitazione attraverso l’arte, la cultura e la partecipazione sociale Dell’Acqua critica la mancanza di supporto da parte delle amministrazioni, attribuendo la situazione attuale alla mancanza di una guida chiara da parte del governo centrale. Invita i ministri, i presidenti delle regioni e gli altri responsabili a riflettere sulla condizione degli operatori, che spesso perdono entusiasmo e senso di appartenenza. Sottolinea che lo scorso giugno, l’associazione Forum Salute Mentale Nazionale ha voluto riproporre, per la terza volta, il disegno di legge, “Disposizioni in materia di tutela della salute mentale volte all’attuazione e allo sviluppo dei principi di cui alla legge 13 maggio 1978, n. 180’.

Il testo è stato presentato alla Camera e al Senato dagli onorevoli Debora Serracchiani e Filippo Sensi. Non si tratta dell’ennesima proposta di riforma della legge 180. Il dottor Dell’Acqua ci tiene a sottolineare che il Ddl vuole riaffermare il valore del cambiamento che comunque ha realizzato il nostro Paese e riaccendere attenzione e parole sensate a sostegno delle persone che vivono l’esperienza del disturbo mentale e indicare percorsi e modalità organizzative capaci di indicare vie d’uscita dalla dannosa confusione e miseria cui sono ridotti i servizi di salute mentale oggi.