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di Marco Franchi

Il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2023

Più di 1.000 firme in pochi giorni da parte di giudici civili e penali, pm e tirocinanti. La petizione è quella promossa dal procuratore di Ascoli Piceno, Umberto Monti, contro la separazione delle carriere in magistratura. E a questa si aggiunge un documento sottoscritto da 576 magistrati in pensione. Da anni pallino del centrodestra, il principio è in cima ai pensieri del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ne parla continuamente e a luglio dichiarò: “Va fatta, esiste in tutto il mondo”.

Per realizzare la separazione tra magistratura inquirente e giudicante servirebbe una riforma costituzionale, che per i 1.028 sottoscrittori della petizione (527 giudici civili e penali, 471 pm e 30 magistrati tirocinanti) “non porterebbe alcun beneficio sul piano della rapidità ed efficacia del sistema penale”, bensì comporterebbe “rischi concreti verso una dipendenza gerarchica del pubblico ministero dal Governo e un controllo da parte della maggioranza politica sull’esercizio dell’azione penale e sulla conduzione delle indagini”.

Inoltre, notano i pm in pensione, la riforma rappresenterebbe un boomerang anche per gli avvocati, che la sostengono. “Oggi - si legge nell’appello - il pubblico ministero (…) è obbligato a cercare anche le prove favorevoli all’indagato e non di rado chiedere l’assoluzione”, ma “avverrebbe lo stesso con un pubblico ministero che si è formato nella logica dell’accusa ed è del tutto separato dalla cultura del giudice? Oggi il pubblico ministero è valutato dal Csm anche per il suo equilibrio e non certo per il numero di condanne che è riuscito ad ottenere”.

La petizione fa notare che, a fianco alla separazione delle carriere, “viene proposto anche un indebolimento del principio di obbligatorietà della azione penale” e la “modifica della composizione del Csm con aumento della componente di nomina parlamentare, con conseguente incremento dell’incidenza della politica.

La documentazione con tutte le firme è stata inviata alla premier Giorgia Meloni, al ministro Nordio, ai presidenti delle commissioni giustizia e ai presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Tra i sottoscrittori spiccano i nomi dei procuratori, Nunzio Fragliasso (Torre Annunziata), Nicola Gratteri (Napoli), Pino Montanaro (Taranto), e degli aggiunti Giuseppe Cascini (Roma) e Tiziana Siciliano (Milano) e di Piergiorgio Morosini, presidente della Tribunale di Palermo.