sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Maria Cristina Sabatini

La Nazione, 24 novembre 2023

Sono numerose le attività per i detenuti nella Casa circondariale di Spezia “Permettono una proiezione verso l’esterno e un iter di rielaborazione”. Quant’è importante il lavoro per riacquisire dignità e trovare il proprio ruolo nella società? Moltissimo. Soprattutto per chi è detenuto in carcere. Ma anche la scuola, il teatro e tutte le attività culturali costruiscono un ponte. Ne è convinta Maria Cristina Bigi, direttore della casa Circondariale della Spezia.

Dottoressa Bigi, i percorsi di borse lavoro, per i detenuti, funzionano?

“Sì, perché permettono al detenuto di avere una proiezione verso l’esterno. Questo serve ad evitare l’effetto “della porta girevole”: uscire, commettere reati e rientrare in continuazione. Il lavoro restituisce dignità alle persone e quando succede, puoi, in qualche modo, iniziare un percorso di rielaborazione”.

Quali sono le attività lavorative che i detenuti svolgono?

“Sono varie. Abbiamo persone che lavorano a Porto Mirabello, altre in panifici, in negozi di vendita al dettaglio. L’ultimo percorso che abbiamo organizzato riguarda la pulizia dei giardini e dei parchi. Vediamo di anno in anno, in base ad un’attività di progettazione, quello che serve e su questa base strutturiamo le borse lavoro. L’ente di formazione crea il percorso formativo e aggancia i datori di lavoro disposti ad assumere il detenuto. Inoltre, nel 2022, con la Cassa delle Ammende, l’ente che finanzia i percorsi lavorativi e formativi negli istituti penitenziari, abbiamo realizzato dei percorsi per edili. I detenuti hanno collaborato, ad esempio, al ripristino dei piani detentivi dove sono stati fatti lavori di ristrutturazione”.

Quanti sono ad oggi i detenuti che lavorano?

“Sono 18, tra semiliberi e articoli 21. Alcuni sono in borsa lavoro, altri già assunti. Poter dare dei soldi ai familiari, guadagnati onestamente, fa tanto. Il lavoro restituisce loro un ruolo”.

Nel carcere i detenuti svolgono anche attività culturali?

“Abbiamo le scuole fino alle superiori. Poi c’è il teatro e la scuola di musica rap per i più giovani. Un’attività che vorrei intensificare è quella dell’utilizzo degli spazi all’interno del carcere per interagire con la società. Lo scorso anno, ad esempio, abbiamo fatto presentazioni di libri”.

Ha un sogno che vorrebbe realizzare?

“Riuscire ad intensificare le attività lavorative al punto di avere una percentuale più alta di detenuti occupati. Sono convinta che il lavoro sia la molla per restituire la dignità”.