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di Sondra Coggio

Il Secolo XIX, 8 novembre 2023

È uscito per l’ora d’aria, senza dare apparenti segni di disagio. È rientrato e si è impiccato nella sua cella, probabilmente utilizzando un lenzuolo. I tentativi di soccorso, praticati dalla polizia penitenziaria, e la rianimazione cardiaca del personale medico non sono riusciti a salvarlo. Il drammatico episodio è avvenuto all’interno del carcere della Spezia. A decidere di porre fine alla propria esistenza è stato un uomo di appena 53 anni. A quanto si è appreso, era entrato nella struttura detentiva solo qualche giorno fa.

Pare fosse stata rigettata la sua richiesta della misura alternativa alla reclusione. Pare anche che il suo percorso di riabilitazione fosse ormai alla fine, tanto che sarebbe dovuto uscire entro la fine dell’anno. L’uomo condivideva con un compagno una delle celle al piano terra della struttura.

Di norma sono quelle destinate all’isolamento, ma un serio problema di infiltrazioni d’acqua ha reso inagibile una vasta parte del carcere. Pare siano cinquanta, i posti non utilizzabili. Per questa ragione, a fronte di una popolazione di 160 reclusi, vengono usati tutti gli spazi possibili. L’accaduto ha destato cordoglio. Proprio la Uil Penitenziaria, attraverso il delegato Fabio Pagani, ha diffuso una nota segnalando che il piano di ristrutturazione delle carcerino da 166 milioni, non prevede “neanche un centesimo per la Liguria”. La casa circondariale spezzina è stata ristrutturata di recente, rileva Pagani, ma il dato di fatto è che fa acqua da tutte le parti. Quei lavori, ricorda, erano finiti al centro di una inchiesta per presunti “appalti truccati”.

Il sindacalista rileva che è difficile, lavorare in una struttura che ha due piani inagibili ed esprime amarezza perché “ancora una volta la polizia penitenziaria riveste il ruolo di una cenerentola, fra le forze dell’ordine”. Secondo dati da poco diffusi dall’associazione Ristretti Orizzonti, nel 2022 i suicidi negli istituti penitenziari italiani sono stati 84. È stato il numero più elevato degli ultimi trent’anni, “un caso ogni quattro giorni e mezzo”. In media avevano meno di quarant’anni, sommando i 22 ragazzi sotto i 30, i 31 fra 30 e 40, i 19 fra 40 e 50 ed i 12 di età superiore ai 50.