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di Daria Bonfietti*

Il Manifesto, 27 giugno 2023

Non dimenticare Ustica vuol dire intanto ricordare che il 27 giugno 1980 in una serata d’estate, improvvisamente, nel mezzo di un volo regolare tra Bologna e Palermo, si perdono i collegamenti con un aereo civile, DC9 Itavia, e dopo una nottata di grande ansia e tensione si deve prendere atto che l’aereo si è inabissato tra Ponza e Ustica nella fossa del Tirreno portando a morte tutti gli 81 passeggeri.

Oggi dobbiamo affermare che tutto era chiaro da subito, nell’immediatezza dell’evento: ce lo dicono - colpevolmente ascoltati soltanto con anni di ritardo - i dialoghi degli addetti ai radar pieni di allarme per la presenza di aerei militari minacciosamente razzolanti attorno al DC9, la ricerca di una portaerei come base possibile di tanti voli. Abbiamo sentito la drammaticità delle ricerche di aiuto, perfino all’Ambasciata americana. Abbiamo rinvenuto un tracciato con la presenza di una evidente manovra d’attacco e poi abbiamo clamorosa distruzione di prove in tutti i siti militari - si sono perfino occultate le primissime segnalazioni che parlavano di un episodio traumatico esplosivo in cielo.

Tutto è stato nascosto per dire che il DC9 era caduto senza motivo, in un cielo sgombro e quindi privo di ogni insidia, per un cedimento strutturale. E per di più si è portato al fallimento la compagnia Itavia. E oggi chiediamoci ancora perché. La risposta è una sola: non si doveva assolutamente indagare su quello che era accaduto in cielo, in un cielo che si sosteneva vuoto: l’incidente doveva essere senza motivo, un cedimento strutturale appunto e da qui tutte le menzogne e perfino il fallimento Itavia. Tutto per coprire quella evidentemente inconfessabile verità! E allora siamo ancora qui per chiederla la verità fino in fondo. E alla Magistratura anche quest’anno, come ho cercato di fare tante volte in questi anni, diciamo che da troppo tempo aspettiamo le conclusioni di una inchiesta che la Procura della Repubblica di Roma ha aperto nel 2008, dopo che il Presidente Cossiga aveva dichiarato sotto giuramento che il DC9 Itavia è stato abbattuto da francesi che volevano colpire Gheddafi.

È chiaro che si deve indagare su una “trama indicibile” che vede oggettivamente coinvolti oltre all’Italia, Francia Usa e Libia. Ma dobbiamo sapere la verità. E dobbiamo anche eventualmente sapere le difficoltà dell’indagine, soprattutto se siano state reticenti o negative le collaborazioni di Stati amici e alleati. Siamo determinati nel chiedere la definitiva verità senza lasciarci sviare dai depistaggi e dalle provocazioni di chi per sostenere l’ipotesi bomba prima ricicla perizie già rigettate dalla Magistratura e ora parla di documentazioni significative senza segnalare che proprio all’atto della “pubblicazione” sono stati definiti, da Presidenza del Consiglio e Magistratura, atti che non riguardano la strage di Ustica, la cui valutazione è utile più ad escludere piste, che ad accertare una determinata verità.

Non dimenticare vuol dire oggi sforzarsi per fare storia e memoria, e l’associazione continua nel suo impegno attorno al Museo per la memoria di Ustica. Realtà viva per visitatori e didattica, impreziosita dall’istallazione di Christian Boltanski. Ma sul percorso per storia e Memoria bisogna chiamare in causa criticamente il nuovo Governo Meloni: intanto non si dà corso al Protocollo con il Miur per la collaborazione nelle scuole con le Associazioni delle Vittime del Terrorismo. E quindi per quest’anno scolastico non ci sono state presenze di scuole alle iniziative di memoria attorno al Museo. Al momento non ci sono notizie di fondi per il proseguimento delle digitalizzazioni degli atti dei processi di rilevanza storica (per Ustica siamo proprio in corso d’opera). Questo è comunque un ostacolo alla ricerca storica in generale.

In più proprio nel rinnovare il Comitato per l’attuazione della direttiva Renzi-Draghi è stata chiamata a partecipare inopinatamente una associazione, senza credenziali, nota soprattutto per sostenere la testi depistante della bomba. È questo non è accettabile istituzionalmente perché con scelte tecniche ufficiali non si può “strizzare l’occhio” a tesi “amiche”. Al Governo Meloni avevo chiesto nei fatti correttezza e attenzione, mi pare che le risposte siano completamente negative e inaccettabili. Con la volontà di continuare nell’impegno per non dimenticare e per operare per Memoria e Storia saremo in Palazzo d’Accursio a Bologna, con il sindaco Lepore e le rappresentanze degli Enti locali e delle Istituzioni e poi per svariati appuntamenti attorno al Museo, dal 27 giugno al 10 agosto.

*Presidente Associazione parenti vittime della strage di Ustica