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di Fabio Albanese

La Stampa, 4 aprile 2022

Nessuno ha soccorso l’ultima imbarcazione naufragata al largo della Libia. E dall’inizio dell’anno si contano più di quattro morti al giorno sulla rotta del Mediterraneo centrale.

Gli ultimi novanta, forse cento, che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale alla fine di marzo e di cui si è saputo solo sabato, non sono stati ancora conteggiati. Ma alla data del 28 marzo, erano già 299 i migranti morti o dispersi da inizio anno nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. Erano stati 1.553 in tutto il 2021. La tragica conta la tiene l’Oim, l’organizzazione per le migrazioni delle Nazioni unite, che ha uomini e “antenne” nei Paesi del Nord Africa, a partire da Libia e Tunisia, quelli da cui partono i migranti diretti in Italia e, in piccola parte, anche a Malta. Anzi, dell’ultimo naufragio - avvenuto mercoledì o giovedì della scorsa settimana in un tratto di mare al largo della Libia orientale - forse non si sarebbe saputo nulla se dalla nave Geo Barents di Medici senza frontiere non avessero ascoltato una conversazione radio tra una petroliera e un aereo dell’operazione Irini-Eunavformed.

Negli stessi giorni in cui quel gommone, “con un centinaio di persone a bordo” come hanno riferito ai soccorritori gli unici quattro sopravvissuti parlando in francese, partiva presumibilmente da Al-Khoms, altre imbarcazioni di disperati venivano messe in mare in quella stessa area nonostante le condizioni meteo non fossero buone. In quelle ore Alarm Phone, il “centralino dei migranti”, aveva lanciato richieste di soccorso per almeno due barche: una, con 32 persone a bordo, era stata poi raggiunta dal mercantile Karima; i migranti salvati quindi trasferiti su una delle navi Ong in attività nel Mediterraneo centrale, la Sea-Eye4; l’altra, con circa 145 persone a bordo, dopo drammatici appelli era stata raggiunta dalla Guardia costiera libica che aveva riportato indietro i migranti. I libici dicono di aver “salvato” negli ultimi giorni circa 300 persone ma anche di aver recuperato una decina di cadaveri, alcuni di bambini e di donne.

Ma del gommone con “circa cento” persone a bordo nessuno sapeva nulla. Non risulta che per questa imbarcazione siano stati lanciati allarmi, nessuno li stava cercando. E c’è solo la pietà di Papa Francesco che ieri da Malta ha pregato per “quanti lottano tra le onde del mare”.

Sabato mattina la petroliera con bandiera panamense “Alegria 1” ha risposto a una richiesta di intervento da parte di un aereo da ricognizione di Irini-Eunavformed partito da Sigonella e, a 85 miglia dalla Libia, ha trovato i 4 sopravvissuti mentre era in navigazione proprio verso la Libia. A quanto è dato sapere, solo allora la macchina ufficiale dei soccorsi si è messa davvero in moto, alla ricerca di altri naufraghi vivi o morti e anche dell’imbarcazione. Inutilmente. La “Alegria 1” invece, nonostante gli appelli di Medici senza frontiere dalla Geo Barents che ha a bordo 113 persone salvate il 29 marzo e si è offerta di prendere a bordo i naufraghi, ha proseguito la sua rotta verso il porto libico di As Sidrah, città con uno dei più grandi depositi petroliferi della Libia quasi al confine con l’Egitto. Lì dove ieri mattina ha presumibilmente sbarcato i naufraghi, pur con il rischio di aver violato le norme internazionali sul soccorso in mare. Ciò che accade nel Mediterraneo centrale, continuano a ripetere Ong e osservatori indipendenti, è ormai una sorta di segreto di Stato, anche quando aerei da ricognizione e satelliti “vedono” e documentano. Da mesi, il fenomeno migratorio in quella che si continua a definire “la rotta via mare più pericolosa e mortale” non è più sotto i riflettori. Si sa quando una nave umanitaria effettua un soccorso, si sa il numero delle persone sbarcate. Del resto, invece, nulla. La Guardia costiera libica e la Marina tunisina nei primi tre mesi dell’anno hanno riportato indietro 3.094 migranti, erano stati 32.425 in tutto il 2021. In Italia gli arrivi da gennaio a marzo sono stati 6.701, dei quali, come ha detto la ministra dell’Interno Lamorgese l’altro giorno al Comitato Schengen, 1.595 giunti con navi Ong e 3.378 sbarcati autonomamente. Numeri in calo, ha fatto notare Frontex, rispetto a quelli di tutte le altre rotte migratorie, per mare e per terra. Ma di cui nessuno parla più.