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di Damiano Aliprandi

Il Dubbio, 2 novembre 2023

Un giovane detenuto di 28 anni si è tolto la vita domenica 29 ottobre nella Casa circondariale di Caltanissetta, dove era recluso dal luglio del 2021. Sarebbe uscito dal carcere tra sei mesi. La sua morte porta il numero dei suicidi nelle carceri italiane nel 2023 a 54, creando una media spaventosa di un suicidio quasi ogni cinque giorni, con alcune tragedie che si sono succedute in modo rapidissimo, come dimostrato dai due recenti casi che sono avvenuti nel giro di sole 24 ore. A comunicarlo è il Garante nazionale delle persone private della libertà.

Questo oscuro trend, che sembra non mostrare alcun segno di declino, non può essere ignorato. Dati allarmanti già emersi dal precedente documento del Garante Nazionale, che mettono in evidenza una situazione critica: dal 2018, escludendo il picco tragico del 2022 con 85 suicidi, si è mantenuta una costante di circa 60 suicidi in carcere ogni anno. Questo segnale inquietante, soprattutto alla fine di ottobre, rischia di superare questa già spaventosa cifra.

Oltre ai suicidi confermati, bisogna considerare anche i “morti per causa da accertare”, che spesso risultano essere casi di suicidio. Finora, nel 2023, come riporta il comunicato del Garante Nazionale, ne sono stati registrati 21. Questi numeri non sono semplici statistiche, ma rappresentano persone, ognuna con una storia di disperazione e vulnerabilità trascurate dalla società.

Lo studio condotto dal Garante nazionale delle persone private della libertà ha già messo in luce una verità sconvolgente: il tasso di suicidi in carcere è stato superiore di 18 volte rispetto a quello della società esterna. Questo fenomeno, lontano dall’essere marginale, è un problema sociale profondo. Molte vittime si tolgono la vita nelle prime settimane di detenzione o poco dopo il rilascio, segnalando una mancanza di prospettive e uno stigma sociale che aspetta coloro che lasciano il carcere, di cui la società è collettivamente responsabile.

Questa situazione solleva interrogativi profondi sulla nostra società nel suo complesso. Affrontare questo problema richiede una risposta collettiva. Le soluzioni non sono semplici e coinvolgono l’intera collettività e i suoi fondamenti culturali. Il Garante nazionale ha riportato che delle 54 persone che si sono tolte la vita in carcere quest’anno, tre avrebbero potuto uscire entro la fine dell’anno, cinque nel 2024, tre entro i primi mesi e due alla fine. Collegare questi atti di disperazione alle condizioni della vita detentiva è complesso e spesso improprio. Piuttosto, è cruciale considerare la mancanza di prospettive e lo stigma sociale che affligge chi esce dal carcere.

Il Garante nazionale richiama l’attenzione su queste tragiche realtà e sottolinea l’importanza di non abbassare la guardia. L’andamento dei suicidi in carcere nel 2023, pur essendo leggermente inferiore rispetto all’anno precedente, richiede un impegno costante. Le autorità, la politica ed ogni persona coinvolta nel sistema penitenziario e giudiziario è chiamata a riflettere su queste tragedie umane.