di La Gabriele Fusar Poli e Andrea Pistore
Corriere del Veneto, 15 febbraio 2023
All’inaugurazione dell’anno accademico il discorso per sensibilizzare sui suicidi: “Studiare non è una gara”. Le sue frasi davanti al ministro Anna Maria Bernini hanno lasciato il segno com’era stato nel maggio del 2022 davanti a Mattarella. “Siamo stanchi” ha detto convinta Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Padova che lunedì ha appeso a lato del leggio una corona di alloro in memoria di chi è arrivato a compiere gesti estremi quali il suicidio per problemi legati alla carriera universitaria.
“Mettetevi a disposizione per capire” - “Siamo stanchi - le sue parole - di piangere i nostri coetanei e vogliamo che tutte le forze politiche presenti si mettano a disposizione per capire, insieme a noi, come attivarsi per rispondere a questa emergenza, ma serve il coraggio di mettere in discussione l’intero sistema meritocentrico e competitivo”. La rappresentante degli studenti padovani ha quindi affrontato a propria volta la tematica del diritto allo studio: “Molti degli ostacoli che incontriamo nel nostro percorso accademico sono strutturali e sono, per esempio, non potersi permettere una casa da fuori sede, non poter frequentare le lezioni o non avere una borsa di studio, ed è codardo che si deleghi al singolo studente la responsabilità di trovare un modo per arrivare alla fine del percorso indenne, superando degli ostacoli che è compito delle istituzioni rimuovere. Quest’anno a Padova 2.426 studentesse e studenti avevano diritto a ricevere una borsa di studio che non è mai stata erogata: mi chiedo come si possa immaginare che vivano serenamente il loro percorso universitario quando la preoccupazione principale diventa come sostenersi economicamente”.
Fiducia nell’Ateneo - Ruzzon ha poi proseguito: “Come possano avere fiducia nel loro Ateneo, nella loro Regione, nel loro Stato, se vedono non rispettato un loro diritto costituzionale, quello di poter studiare. Sono domande che esigono risposta, e vorrei porle direttamente a lei, assessora Donazzan (peraltro assente dato in rappresentanza della Regione era presente soltanto Roberto Marcato, ndr) alla luce della mancata copertura delle borse di studio che la nostra Regione reitera da anni, così come da anni non si impegna in una reale azione di residenzialità pubblica studentesca. Queste politiche di disimpegno e trascuratezza colpiscono sempre e solo chi è già condizioni precarie, spesso quegli stessi studenti che non si sono potuti adeguare a un mercato immobiliare che specula sulle carenze del pubblico. Quella abitativa, così come quella economica, sono emergenze, e come tali vanno affrontate. Dal 2018 il nostro Ateneo si è impegnato nell’anticipare i fondi destinati alle borse di studio che la Regione manca di stanziare, dimostrando di riconoscere l’importanza di garantire il diritto allo studio: ci aspettiamo che alla luce dei finanziamenti del Pnrr in arrivo, questo impegno venga nuovamente mantenuto”.
Il precedente con Mattarella - A maggio del 2022 la studentessa era già stata protagonista di un discorso rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Come tutti sanno, il motto e il vanto di questo ateneo sono racchiusi nelle parole “Universa universis patavina libertas”. Ovvero: “Tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova”. Però mi chiedo se si possa circoscrivere il concetto di libertà accademica alla sola libertà formale, giuridica e politica di istruirsi e fare ricerca. Forse no, se scienza e ricerca continuano ad essere subalterne a dinamiche di profitto che niente hanno a che vedere con la ricerca stessa”. E ancora: “Forse non è libera l’istruzione in un Paese in cui l’accesso alla carriera universitaria è ancora ad appannaggio di pochi privilegiati, se il nostro è uno dei sistemi di tassazione più alti d’Europa e se, di contro, solo il 29% dei giovani riesce a laurearsi, penultimi nell’Unione”. E infine: “Trenta, cinquant’anni fa, quale futuro vi eravate immaginati per noi? Noi non siamo più il futuro, ma il presente. E se siamo il presente, siamo specchio di un sistema passato che evidentemente non ha funzionato”.