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di Marco Boccitto

Il Manifesto, 30 agosto 2022

Caos Libia. Almeno 32 morti e 159 feriti nei violenti scontri armati esplosi nella capitale libica nella notte tra sabato e domenica. Dopo i combattimenti che in 24 ore hanno provocato almeno 32 morti e 159 feriti - tra cui il popolare attore e personaggio tv Mustafa Baraka, uscito per filmare gli scontri e ucciso in diretta Instagram da un proiettile vagante - a Tripoli le forze fedeli al premier del Governo di unità nazionale (Gun) Abdulhamid Dabaiba hanno ristabilito il controllo sulla città. Ma trattasi di calma gravida di conseguenze, dopo le misure poco più che amministrative prese nell’immediato.

Sul terreno resta anche il terzo colpo di mano andato a vuoto dell’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha, oggi premier designato del Governo di stabilità nazionale (Gsn). La marcia sulla capitale che aveva in mente dando l’ordine di attaccare è finita in una carneficina e nella conseguente ritirata dei suoi. Un passo falso rovinoso, che stavolta rischia di risultargli fatale.

In campo il solito affollamento di brigate militari e milizie irregolari. Su quelle guidate o almeno affiliate a Bashagha alla fine prevalso i gruppi armati che controllano la capitale e tengono in piedi il governo di Dabaiba, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale: la Forza di sostegno alla stabilizzazione guidata da Abdel Ghani al Kikli, la forza Rada guidata da Abdel Raouf Kara e la Brigata 444 guidata da Mahmoud Hamza.

La procura militare ha revocato il permesso di viaggiare a Bashagha, al presidente del Partito democratico che lo sostiene nel parlamento di Tobruk, Muhammad Sawan, al portavoce del governo Osman Abdul Jali e al generale Osama Juwaili. Ma dai toni di Dabaiba, che annuncia punizioni esemplari per i militari e i “civili” coinvolti, è facile dedurre che non finisce qui. Il premier di Tripoli ha parlato di soggetti “manovrati dall’esterno da chi non vuole la stabilità della Libia”, con riferimento velato ma non troppo all’appoggio - con diversi livelli di trasparenza e influenza - che Russia, Egitto e Francia hanno garantito fin qui alle manovre di Bashagha.

Dabaiba ne esce in piedi, quindi rafforzato. Secondo fonti libiche citate da Agenzia Nova ora potrebbe anche passare all’attacco, uscire dalla capitale e regolare i conti con gli avversari. E in tal senso va considerata anche l’incognita rappresentata del terzo primattore della crisi libica, il generale Haftar, con i suoi appoggi e le sue velleità mai soddisfatte. Il caos libico che si rinnova è così completo. E la partita internazionale per il controllo delle sue risorse energetiche si avvita ancora di più. Pessime notizie per chi affolla il più grande campo di detenzione di migranti affacciato sul Mediterraneo.