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di Francesco Olivo

La Stampa, 12 giugno 2023

La premier, Von der Leyen e Rutte a Tunisi con un pacchetto da 150 milioni, ma l’accordo è lontano. L’Unione europea pretende l’accordo con il Fmi. La presidente del Consiglio: “A Roma la conferenza su migrazione e sviluppo”. Una dichiarazione congiunta per poi arrivare a un memorandum. E poi un nuovo strappo del padrone di casa: “Non accettiamo i migranti in cambio di soldi”. L’Unione europea si presenta al palazzo presidenziale di Cartagine con un po’ di soldi, 150 milioni di euro per le disastrate casse tunisine, altri 100 per il controllo dell’immigrazione irregolare. Solo in caso di un accordo con Washington l’Ue è pronta ad intervenire pesantemente per evitare il fallimento dei conti pubblici nel Paese mediterraneo.

Dietro al linguaggio diplomatico, ci sono un fatto e alcune incognite. Giorgia Meloni è tornata a Tunisi cinque giorni dopo l’incontro con il presidente Kais Saied, stavolta accompagnata da due partner considerati strategici, in vista del Consiglio europeo di fine giugno che, nelle intenzioni italiane, si dovrà occupare di migranti: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il capo del governo dei Paesi Bassi Mark Rutte. Il presidente tunisino, poche ore prima dell’arrivo dei tre, aveva già messo le mani avanti: “Non saremo la guardia di frontiera di altri Stati”. Concetto ribadito in un comunicato diffuso quando gli ospiti avevano già lasciato il Nordafrica: “La soluzione che alcuni sostengono segretamente di ospitare in Tunisia migranti in cambio di somme di denaro è disumana e inaccettabile, così come le soluzioni di sicurezza si sono dimostrate inadeguate, anzi hanno aumentato le sofferenze delle vittime della povertà e delle guerre”.

L’incontro avviene lontano degli occhi della stampa, nel palazzo presidenziale di Cartagine i giornalisti non vengono ammessi e le dichiarazioni finali dei tre leader europei vengono diffuse in streaming senza alcuna possibilità di fare domande e nemmeno di poter assistere a strette di mano e saluti, in ossequio a una esplicita decisione della presidenza tunisina. Come già accaduto martedì scorso, Meloni evita poi di incontrare i giornalisti all’interno dell’ambasciata italiana, forse per evitare imbarazzi con ospiti poco sensibili alla libertà di stampa.

Il risultato formale della visita è una dichiarazione congiunta, propedeutica a un patto più ampio: “Un importante risultato - dice Meloni - primo passo verso un partenariato, vogliamo arrivare al Consiglio europeo di fine giugno con un memorandum d’intesa già firmato”.

Secondo la premier, l’immagine dei tre leader europei nel palazzo presidenziale di Cartagine, “rende l’idea di quanto siamo impegnati a dare una risposta ai nostri vicini tunisini”. Meloni chiude con un annuncio: “Roma sarà pronta a organizzare la conferenza internazionale sulla migrazione e lo sviluppo che è un ulteriore tappa di questo percorso”.

Von der Leyen dà qualche dettaglio in più sul negoziato in corso: “La Commissione europea valuterà l’assistenza macrofinanziaria non appena sarà trovato l’accordo necessario. E siamo pronti a mobilitare fino a 900 milioni di euro per questo scopo di assistenza macrofinanziaria. Come passo immediato, potremmo fornire subito un ulteriore sostegno al bilancio fino a 150 milioni di euro”. La questione dei diritti umani viene sottolineata con nettezza soltanto da Rutte.

La destra celebra la giornata: “La missione segna un altro importante successo della politica estera italiana portando ad un importante accordo di cooperazione che servirà a stabilizzare la Tunisia”, dice il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. “Aiutare la Tunisia non serve solo a governare i flussi migratori ma innanzitutto a dare un grande segnale di attenzione al continente africano”, aggiunge Maurizio Lupi, leader di Noi moderati. Un trionfalismo che non convince le opposizioni: “Sui migranti non c’è nessuna svolta. Il problema in Tunisia è serio e non si risolve con una visita”, dice Giuseppe Conte, leader del M5S. Laura Boldrini del Pd, è critica: “Nessuna istituzione italiana o europea può ignorare la violazione delle libertà democratiche e dei diritti umani che sta avvenendo in Tunisia”. Mentre dal Terzo Polo, arrivano le osservazioni di Osvaldo Napoli, dirigente di Azione: “Il viaggio a Tunisi non ha cavato un ragno dal buco, e questo dispiace perché questo insuccesso lo pagheranno gli italiani”.