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di Beppe Severgnini

Corriere della Sera, 7 giugno 2022

Risse e molestie, ormai, non fanno più notizia. Ma se accettiamo tutto questo, prepariamoci a un futuro francese. Occorre educare alla convivenza: e farlo subito. Domenica sera, nel pronto soccorso dell’ospedale di Crema, i carabinieri tenevano divisi due ragazzi che s’ insultavano e volevano picchiarsi, dopo le botte che si erano già date e le ferite che si erano procurate. Il Commissariato di Crema in aprile ha indagato due minori di anni 15 per lesioni aggravate: avvicinavano i coetanei, li provocavano, li picchiavano, scappavano. In marzo tre ragazzi, in pieno centro, hanno aggredito alcuni coetanei con bastoni e bottiglie. Un diciottenne ha minacciato un compagno di classe con un coltello.

L’elenco sarebbe più lungo. Spesso si tratta di ragazzi stranieri, molte le ragazze. Bel tempo, serate lunghe, risse per divertimento. Questo accade nella mia città, piena di sole e di giovani turisti che si scattano i selfie nella piazza dove hanno girato “Chiamami col tuo nome”.

Crema è benestante, ben amministrata e tranquilla, secondo gli standard nazionali. Carabinieri e polizia fanno il loro lavoro. Eppure, nelle ultime settimane, è successo quello che ho scritto, anzi molto di più. Perché sono poche le famiglie che denunciano, temendo forse ritorsioni. Preferiscono lamentarsi sui social, privando le forze dell’ordine dello strumento che consentirebbe loro di agire. Quello che succede a Crema sta accadendo ovunque. Le notizie arrivano sui media nazionali solo quando gli episodi sono veramente gravi o particolarmente odiosi.

L’inseguimento col machete per le strade di Torino (arrestato, già scarcerato); le molestie sessuali sui treni (domenica di ritorno da Gardaland, ma sui regionali le ragazze vengono infastidite continuamente); le botte come passatempo (durante il fine settimana scene di guerra sul Garda, ma risse anche a Jesolo, Treviso, Vittorio Veneto, Lucca, Firenze, Pesaro, Chieti, Trani, Foggia, Palermo e in chissà quanti altri posti). Ormai certe cose non fanno notizia. Ma se accettiamo questa orrenda consuetudine, prepariamoci a un futuro francese. Quartieri fuorilegge, città divise, società spaccata, disordini, estrema destra in ascesa.

Accadrà, se non ne parliamo. Anzi: accadrà perché non ne parliamo. Solo la scuola e le forze dell’ordine sembrano aver capito cosa sta accadendo: ma non basta. Dov’ è la politica, dove sono i partiti, dove sono i leader? Offrire slogan dopo un episodio grave non serve a niente. Servono proposte sociali, nuove norme, sanzioni efficaci. Per quei ragazzi la denuncia è solo un fastidio, un prezzo ragionevole da pagare per la gloria sui social. Insegnanti, parrocchie, associazioni e società sportive provano a intercettarli e aiutarli: ma non basta, evidentemente. Le famiglie sembrano impotenti (spesso inconsapevoli, talvolta complici).

Educare una nuova generazione alla convivenza italiana è un progetto enorme, ma indispensabile. L’alternativa? Pensare che tutto questo non ci riguardi. Finché - su un treno, in una strada, su una spiaggia - succederà qualcosa che non dovrebbe succedere, a noi o alle persone cui vogliamo bene. Allora capiremo, ma sarà tardi.