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di Francesco Grignetti

La Stampa, 20 ottobre 2023

La Corte europea sul ricorso di tre profughi trattenuti nel centro siciliano. Ennesima condanna per l’Italia da parte della Corte europea per i diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo: a Lampedusa si violano i diritti umani. Un migrante tunisino ha fatto ricorso perché in due occasioni, nell’ottobre 2017 e nel marzo 2018, ha tentato di entrare in Italia con i barconi. La prima volta lo tennero chiuso nel centro di Lampedusa per ventidue giorni, dal 30 ottobre al 20 novembre 2017; la volta seguente per diciassette giorni, dal 10 al 27 marzo 2018. Lo rispedirono entrambe le volte in Tunisia. E ora il migrante ha ottenuto una sentenza a suo favore da parte della Corte di Strasburgo perché i giudici hanno riconosciuto che nel primo episodio ebbe informazioni troppo generiche sul suo diritto all’asilo politico, e che sempre le condizioni di detenzione erano state miserrime (oltretutto aggravate da un incendio che aveva da poco semidistrutto il centro), era stato costretto a dormire all’addiaccio e usare bagni di fortuna.

Questi sono “trattamenti inumani”, secondo la Corte di Strasburgo. Ed è già molto grave. Ma fin qui potrebbe essere un caso singolo.

Il cuore del ragionamento giuridico, però, colpisce al cuore uno dei pilastri della politica del Viminale e in particolare quanto prevede il decreto Cutro, quello che è stato considerato “illegittimo” e “contrastante con la giurisprudenza europea” da parte della giudice Iolanda Apostolico. Ebbene, la Cedu condanna l’Italia a pagare 5000 euro di danni al migrante tunisino perché “arbitrariamente privato della libertà” e perché trattenuto nell’hotspot “senza una base giuridica chiara e accessibile e in assenza di un provvedimento motivato che ne disponesse la detenzione”.