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di Eleonora Camilli

La Stampa, 14 settembre 2023

Oltre 7 mila migranti, tensione e cariche della polizia: l’isola è al collasso. C’è chi si stende a terra stremato per riprendersi dal lungo viaggio. Chi cerca un riparo per i bambini in mezzo agli altri migranti ammassati, mentre in fila sulla banchina altri barchini, pieni di persone, sono in attesa di poter sbarcare. Il viavai è continuo e la tensione palpabile. Solo nelle ultime ore almeno cinquemila migranti sono approdati a Lampedusa, facendo saltare il sistema di accoglienza e ogni garanzia di protezione.

Una situazione insostenibile e mai vista prima. Che ha fatto già la sua prima vittima innocente: una bambina di appena cinque mesi, caduta in mare mentre l’imbarcazione di fortuna su cui viaggiava si stava avvicinando all’isola. La giovane madre, una ragazza di 17 anni, ha provato a proteggerla invano. Gli altri migranti si sono sporti in avanti per chiedere di essere salvati e la piccola è caduta in mare. Morte per annegamento, dirà il certificato del medico legale. La mamma, ancora in stato di choc, è stata portata all’hotspot di Contrada Imbriacola per essere assistita dagli psicologi della Croce Rossa. Ma anche il centro è ormai stracolmo di persone: in queste ore ha raggiunto la cifra record di settemila presenze, oltre dieci volte la sua capienza regolamentare. Qui non si entra più e così, in attesa dei trasferimenti verso la terraferma, alcuni passano la notte sul molo, altri fuori dal centro, altri ancora in ripari di fortuna che la comunità di Lampedusa sta allestendo per far fronte all’emergenza. Il sindaco Filippo Mannino ha chiamato a raccolta i cittadini, il parroco e i commercianti per trovare insieme una soluzione. La Chiesa ha messo a disposizione il centro parrocchiale di preghiera. Qui passeranno la notte nei prossimi giorni almeno un centinaio di migranti, tra i più vulnerabili: donne con bambini ma anche minori non accompagnati e persone con patologie. “È una situazione fuori controllo, non riusciamo neanche più a contare il numero di arrivi - spiega don Carmelo Rizzo, il sacerdote di Lampedusa -. In questi momenti di disorganizzazione e confusione abbiamo deciso di dare tutti una mano. E la Lampedusa solidale sta rispondendo”. Ad assicurare i pasti sono le parrocchiane della Chiesa di San Gerlando. Ognuna cucina quello che ha in casa: una pasta, un secondo o una crostata per i più piccoli. Anche i turisti, ancora presenti in maniera massiva sull’isola in questa coda d’estate, sono andati a bussare alla parrocchia per chiedere cosa si può fare.

Ma la situazione resta insostenibile. Il numero dei migranti arrivati negli ultimi tre giorni ha doppiato quello della popolazione residente. Il rischio è che la rete dei servizi possa non reggere. Non nasconde la sua indignazione il sindaco Mannino, che da settimane fa appelli al governo centrale chiedendo una gestione programmata degli arrivi e dei trasferimenti. Richieste finora cadute nel vuoto, come l’invito alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a recarsi di persona a Lampedusa per verificare la situazione. “Le ultime 36 ore hanno messo a dura prova il sistema di accoglienza e i soccorsi. Ora per noi la priorità è fornire assistenza e aiutare le persone, ma appena superata questa fase non sarà più rinviabile una soluzione strutturale e stabile per Lampedusa”. Secondo il primo cittadino delle Pelagie il caos di questi giorni rende necessario un ripensamento, “bisogna tornare al sistema Mare nostrum”, ripete, cioè all’operazione di soccorso in mare nata dopo la strage del 3 ottobre 2013. “Servono navi di soccorso al largo dell’isola che una volta operati i salvataggi trasportino le persone in altri porti siciliani. Non possiamo reggere più in questo modo”. Mannino ricorda che nel 2016 i numeri degli arrivi erano pari a quelli di questi giorni, ma grazie a un coordinamento in mare dei salvataggi e degli sbarchi la piccola isola siciliana non era sotto pressione. Oggi, invece, questa situazione crea una sorta di imbuto che ha ripercussioni sul tessuto sociale e sul territorio: “Abbiamo un piccolo pronto soccorso che garantisce le prime cure, ma non abbiamo così tanti medici per tutte queste persone, che si sommano agli abitanti e ai turisti”. E inoltre la rete idrica e quella fognaria con un sovrannumero di abitanti potrebbero avere dei problemi. “Nell’imminenza di queste ore vanno attivati i trasferimenti - aggiunge - poi il governo dovrà ascoltarci”. Anche Giusi Nicolini, che sindaca di Lampedusa lo è stata negli anni del picco degli sbarchi, parla di una “situazione drammatica ma prevedibile”, un disastro umanitario non dovuto ai numeri ma a una malagestione del fenomeno. “Lasciano le persone per intere giornate al molo con temperature che sfiorano i 40 gradi, spesso senz’acqua, se non fosse per i volontari starebbero senza beni di prima necessità”. E ieri proprio sul molo Favaloro si sono registrati momenti di grande tensione con cariche della polizia sui migranti che chiedevano di poter lasciare la banchina. “Sono scene che non avevamo mai visto a Lampedusa, non degne di un Paese civile” aggiunge.

Increduli sono anche i volontari che operano sull’isola. “Sono tanti anni che lavoro qui ma sinceramente non ricordo una situazione simile”, sottolinea Giovanna Di Benedetto di Save the chidren. In queste ore l’organizzazione sta cercando di assicurare protezione ai più piccoli insieme a Unicef e Unhcr, ma la situazione è talmente fuori controllo che le organizzazioni umanitarie stanno moltiplicando gli appelli per una corretta protezione delle persone. “C’è il rischio di separazione dei nuclei familiari ma anche che i minori finiscano in situazioni di promiscuità, non solo qui a Lampedusa ma anche dopo i trasferimenti. In questa situazione bisogna vigilare che tutto proceda per il meglio”.

La Croce Rossa assicura che nelle prossime ore la situazione dovrebbe migliorare. Ai primi trasferimenti iniziati ieri sera ne seguiranno altri oggi e le presenze nel centro dovrebbero essere dimezzate a 3.500 persone. Un numero che resta elevato ma più gestibile. Ieri durante la distribuzione dei pasti c’è stata addirittura una rissa tra i migranti per il timore che il cibo non fosse sufficiente. “La situazione è subito rientrata - assicura Ignazio Schintu, responsabile Cri - e siamo sicuri che nelle prossime ore andrà meglio. Tutti stiamo facendo il massimo per assicurare protezione ai migranti”. Al poliambulatorio anche i medici fanno ormai turni massacranti. “Non contiamo più le ore - dice il responsabile medico Francesco D’Arca -. Ci siamo giorno e notte, abbiamo triplicato il personale addetto agli sbarchi ma le strutture non sono in grado di assorbire un numero così alto. I migranti che arrivano hanno bisogni sanitari di ogni tipo. Per fortuna ogni tanto c’è anche una buona notizia. Ieri una donna appena sbarcata ha dato alla luce una bambina. È al sicuro e sta bene”.