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di Marzio Breda

Corriere della Sera, 21 ottobre 2024

“Non limitarsi alla propria visione”. L’elezione dei giudici costituzionali la prima prova. Parlatevi, finalmente. Fate tutti un passo avanti, almeno quando è in gioco un interesse superiore. Sedetevi intorno a un tavolo e discutete, avendo coscienza del limite e sapendo che sarebbe una distorsione di una democrazia sana pretendere che una singola parte s’imponga sulle altre. Riscoprite il dialogo, insomma, perché “tra le istituzioni e al loro interno la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali”. Sono basilari “per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità”.

Sergio Mattarella riflette con disagio e senso d’impotenza, ai quali però non si rassegna, sull’aspro clima politico di questi ultimi mesi e lancia un appello a sgombrare l’incomunicabilità che paralizza certe decisioni fondamentali (e dovute) per il Paese. Un richiamo dai toni antiemotivi, com’è solito esprimersi lui, e comunque chiaro. “Vi sono dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose - approfondendo solchi e contrapposizioni - ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi”. Poi aggiunge: “Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse”.

Ragionamento di carattere generale, certo, per quanto sia intuibile a che cosa il presidente si riferisca. Il 29 ottobre il Parlamento dovrà rivotare la nomina di un nuovo giudice costituzionale e, dopo un’impasse trascinatasi con otto inutili scrutini, non si profila ancora un’intesa tra forze di governo e opposizioni. Il muro contro muro si è alzato sul nome di Francesco Saverio Marini, “padre” del premierato e consigliere giuridico della premier Meloni, che ha finora tentato d’imporlo a quel ruolo.

Ecco il primo banco di prova al quale pare alludere il presidente. Appuntamento che si incrocia con la nomina di altri tre giudici della Consulta in scadenza a fine dicembre. Presto si avrà dunque una partita a quattro che, nella logica di Mattarella, dovrebbe indurre i partiti a cercare “mediazioni e sintesi”, invece di puntare ad appropriarsi di quell’organo. Cercare cioè compromessi alti, come in altri tempi si faceva, evitando ogni “tirannia della maggioranza”, miraggio più volte censurato dal Quirinale. Si vedrà, anche perché il principio evocato può esser riferibile, per estensione, a diverse altre sfide in corso.

È solo un cenno, questo, che il capo dello Stato si è concesso in un denso discorso al Festival delle Regioni e delle province autonome convocato ieri a Bari. Due i fili conduttori, legati ad altre e più complesse questioni aperte. Per esempio la transizione ecologica e quella digitale. Sulla prima definisce “obiettivi irrinunciabili” il contrasto al cambiamento climatico e l’impegno a “proseguire sulla via della de-carbonizzazione”, da perseguire “facendo leva su una governance sovranazionale”, come la Ue. Sull’intelligenza artificiale gira alla platea una fitta serie di interrogativi perché si chiarisca quale è, o meglio dovrà essere, “il soggetto chiamato a dettare le regole di tutela delle libertà”. Ha fiducia nel futuro, Mattarella, ma con diversi dubbi, che sorgono anche da un certo “intollerabile” modo di “manipolare l’informazione con le fake news”.