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di Giovanni Longo

Gazzetta del Mezzogiorno, 27 giugno 2024

Strage dei treni sulla Andria-Corato: “C’erano regole per il blocco”. Un doppio tuffo nel passato. Tragico per un verso, desolante per l’altro. La strage dei treni sulla tratta Andria-Corato avvenne su un binario unico alternato regolato col sistema del blocco telefonico, un sistema ritenuto dall’accusa “non sicuro ed obsoleto”. Il processo d’appello sulle presunte responsabilità è iniziato due giorni fa a Bari in un’aula senza stenotipia e senza microfoni. E così gli interventi degli avvocati difensori sono stati prima riassunti dal presidente della Corte, poi dettati al cancelliere e infine riportati a mano sul verbale di udienza. L’assenza di aria condizionata (di per sé non piacevole considerate le elevate temperature di questi giorni), passa quasi in secondo piano.

Altro che separazione delle carriere dei magistrati, sdoppiamento del Csm, leggi bavaglio, limitazioni imposte alla cronaca giudiziaria, prescrizione. Passano le riforme, restano i veri problemi della Giustizia. Da un lato i tempi elefantiaci se ci sono perfino requisitorie di primo grado (come è accaduto qualche giorno fa per un vecchio blitz di criminalità organizzata) discusse a 25 anni dai fatti contestati. E qui bisognerebbe capire come mai un fascicolo polveroso ci mette così tanto prima di arrivare a sentenza, ribadiamo di primo grado. Dall’altro pochi uomini, risorse e mezzi messi a disposizione dallo Stato per esercitare la funzione giudiziaria “in nome del popolo italiano” anche in tutte le aule di udienza, a partire dalla austera e gloriosa aula della Corte d’Assise del Palagiustizia di piazza De Nicola, un pezzo importante della storia giudiziaria non solo pugliese. Proprio qui, dunque, il dibattimento d’appello su una delle più gravi stragi ferroviarie del nostro Paese viene celebrato come se una macchina del tempo dispettosa avesse spostato le lancette dell’orologio a fine Ottocento. Altro che 2024. Al pari di alcune tratte ferroviarie come la Andria-Corato dove il 12 luglio 2016 persero la vita 23 persone (51 i feriti). Una infrastruttura non da terzo millennio. È immaginabile oggi non avere a disposizione microfono e stenotipia? Può un collegio preoccuparsi di riassumere la discussione di un avvocato, riportandola al cancelliere che a sua volta sintetizza con la penna biro ciò che gli viene riferito, il tutto senza neanche un computer a disposizione?

“Purtroppo l’aula non è attrezzata” è stata la risposta dell’incolpevole presidente alle legittime perplessità sollevate dai difensori. Di certo, tanto le presunte responsabilità degli imputati quanto le (sacrosante) ragioni delle parti civili vengono valutate in queste condizioni. In primo grado, ricordiamo, il 15 giugno 2023 il tribunale di Trani condannò il capostazione di Andria Vito Piccarreta (a 6 anni e 6 mesi) e il macchinista del treno partito da Andria e diretto a Corato, Nicola Lorizzo (7 anni), assolvendo 14 altri imputati ed escludendo la responsabilità civile di Ferrotramviaria (imputata per illecito amministrativo). Piccarreta e Lorizzo furono condannati per cooperazione in disastro ferroviario, omicidio e lesioni personali colpose aggravate dalla mancata osservanza delle norme per la sicurezza sul lavoro. Entrambi, in solido con Ferrotramviaria, dovranno risarcire i danni alle parti civili, ha stabilito quel verdetto.

La pubblica accusa due giorni ha parlato di “gestione rudimentale, basata solo sulla comunicazione telefonica”, del sistema di circolazione dei treni su quella tratta, “demandato in tutto all’uomo” e quindi “fallibile”. Le difese si sono opposte alle richieste istruttorie dell’accusa con argomentazioni sintetizzate in un dettato, un po’ come avveniva in altre aule, quelle della scuola elementare.

Nell’udienza di lunedì, in particolare, la Procura generale ha chiesto alla Corte di ascoltare 38 testimoni. E se qualcuno venisse chiamato a deporre in un’aula senza microfono e stenotipia? Cosa succederebbe? La sensazione è che troppo spesso ci si affidi ai sacrifici quotidiani e alla dedizione di personale amministrativo, magistrati, forze dell’ordine, avvocati pur di non inceppare una macchina che cammina a fatica. Di certo, quell’aula “muta” e con un verbale scritto a mano, trasmette una desolante sensazione di precarietà. La Giustizia così, rischia di finire su un binario cieco.