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di Agostino Gramigna

Corriere del Mezzogiorno, 17 gennaio 2023

Alle “Costarelle” 159 detenuti al 41 bis, il maggior numero di tutta Italia. Nella stessa struttura (unica del genere per le donne) anche la brigatista Nadia Desdemona Lioce. Il controllo affidato agli agenti speciali del “Gom”: visite a sorpresa e in tv solo programmi nazionali (per evitare messaggi in codice su canali locali)

Con un volo decollato da Palermo, l’areo militare che aveva a bordo Matteo Messina Denaro è atterrato a Pescara verso le 22 di ieri sera. Da lì il boss è stato trasferito (per ora) nel carcere delle Costarelle a L’Aquila. Manca ancora la conferma ma tutto fa pensare che il boss mafioso sia arrivato in nottata a L’Aquila. E il motivo è semplice: la prigione delle Costarelle accoglie il maggior numero di detenuti pericolosi in regime di 41 bis dei circa 760 che sono dislocati nei 12 istituti penitenziari che in Italia garantiscono il “carcere duro”. È qui, per esempio, che è detenuta Nadia Desdemona Lioce la terrorista condannata all’ergastolo per i delitti di Massimo D’Antona e Marco Biagi; e sempre qui che sono stati rinchiusi boss come Leoluca Bagarella, Raffaele Cutolo, Francesco Schiavone (detto “Sandokan”, esponente dei Casalesi) e Felice Maniero, il capo della Mala del Brenta. Assieme ad altri volti noti della criminalità organizzata. Da Filippo Graviano a Carlo Greco e Ignazio Ribisi; da Pasquale Condello ai camorristi Paolo Di Lauro senior e Ferdinando Cesarano. All’Aquila ha fatto tappa in alcune occasioni anche Totò Riina.

La capienza- La struttura fu terminata nel 1986 ed entrò in funzione nel 1993, con la dismissione del vecchio carcere cittadino, nel centro storico della città, nell’antico convento adiacente alla chiesa di San Domenico. Ha una capienza regolamentare di circa 150 detenuti che può arrivare fino a 300. Dal 1996 è stata, per così dire, convertita alla funzione di ospitare solo detenuti sottoposti a particolari regimi di sicurezza che alloggiano in celle singole. Il numero di detenuti 41 bis è cresciuto negli anni. Gli attuali 159 non sono trattai come gli altri. Di conseguenza neanche l’organizzazione interna, gli agenti penitenziari e le strutture sono come quelli degli altri carceri. I controlli, ad esempio, sono maggiori e molto più rigorosi.

Le telecamere - Tutti i locali sono visionati e monitorati da telecamere. Non c’è angolo della stanza del detenuto che sfugge all’occhio della regia interna, fatta eccezione per il bagno ma solo per ragioni di privacy. C’è una cesura all’entrata e all’uscita, i colloqui del detenuto, una volta al mese, sono video-registrati e ascoltati. La parola d’ordine è: vigilare 24 ore su 24 e il controllo è affidato agli agenti speciali del Gom (Gruppo Operativo Mobile), addestrati proprio per gestire detenuti come i boss di mafia o pericolosi terroristi. I Gom sono un’ottantina, due per ogni carcerato. È come in un gioco a scacchi. I boss sono al corrente del destino che li aspetta, conoscono il regime di controllo del 41 bis. Ce la metteranno tutta per escogitare mosse in grado di eludere la sorveglianza. Gli agenti del Gom sono preparati.

I letti saldati - A L’Aquila il controllo alle celle è realizzato piu volte al giorno, a sorpresa. Gli agenti annusano anche i detersivi. I letti sono saldati a terra, le finestre sono fatte in modo da non permettere il contatto con altri detenuti. Tutto l’ambiente della struttura è asettico. Ogni cosa è ridotta all’essenziale. L’Aquila è anche l’unico penitenziario con una sezione femminile in regime 41 bis. Una è la terrorista Lioce, le altre sono moglie di pericolosi boss che avevano ereditato il comando degli affari criminali dopo l’arresto dei mariti (la piu anziana ha 72 anni). Non sono ammessi abiti firmati o tessuti trapuntati (per evitare che possano passare oggetti), è permessa invece la lettura (ma solo di libri messi a disposizione del carcere) e la televisione ma solo i canali nazionali: spesso le tv locali possono trasformarsi in una strategica forma di informazioni per i boss.