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di Fulvio Fiano

Corriere della Sera, 28 gennaio 2024

Il presidente della corte d’Appello, Meliadò: “Lazio capitale del crimine organizzato. A Regina Coeli affollamento al 160%”. “Per quantità e qualità dei fenomeni radicati nel territorio di Roma e nei circondari di Latina, Velletri, Cassino e Frosinone, la realtà criminale del Lazio è ormai comparabile a quella delle “capitali storiche” della criminalità organizzata del Paese”, dice il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò. Nell’anno trascorso erano 267 i procedimenti avviati contro la criminalità organizzata. Ma gli strumenti per contrastare questo dilagare di organizzazioni criminali, autoctone o “importate” come succursali delle grandi associazioni mafiose, sono insufficienti.

Organici scoperti - La prima criticità è quella della mancanza di magistrati: “Nella Capitale il vero nodo della riforma del processo penale si può sinteticamente descrivere nella considerazione che nella Capitale d’Italia molti sono i reati, ma pochi i giudici destinati a farvi fronte”, sintetizza Meliadò, indicando il 37 percento di personale mancante nella corte d’Appello. “Sebbene l’arretrato nel corso del 2023 sia sceso nettamente, nel settore penale, sotto la quota dei 50.000 fascicoli, resta tuttavia imponente e con 46.903 processi pendenti segna un divario incolmabile con le altre corti italiane”. Si tratta per Meliadò di un problema giudiziario nazionale che può essere rimosso solo attraverso interventi straordinari di aumento dell’organico. Un allarme che poche settimane fa aveva lanciato anche il procuratore capo Francesco Lo Voi, citando i 20 pm mancanti su una pianta organica di 94 e i 211 posti mancanti nel personale amministrativo sui 63o previsti.

“Suicidi in aumento” - Ma ad essere in sovraccarico non sono solo gli uffici giudiziari, quanto anche le carceri del Lazio. Nei 14 istituti penitenziari della regione sono detenuti 6.304 uomini e donne rispetto ai 5.287 posti previsti. In totale si registra un tasso di affollamento pari al 119,2% , e un aumento del 6,4% rispetto al 2022 (+10% dei detenuti con pene da scontare inferiori ai 5 anni, +7,6% tra quelli con condanne maggiori). Nove istituti superano la capienza massima (Regina Coeli è pieno al 160,7%). Un aspetto sul quale si è soffermato il procuratore generale Salvatore Vitello, parlando di “condizione di criticità” in cui “vanno anche considerati i dati drammatici su suicidi ed episodi di autolesionismo che registrano un aumento”.

L’appello dei penalisti - Rispetto alla situazione degli istituti penitenziari il presidente della Camera penale, l’avvocato Gaetano Scalise ricorda invece come non si sia “messo mano ad un intervento organico e strutturale per trasformare i luoghi di degrado che, con poche e rimarchevoli eccezioni, sono le nostre carceri in quei luoghi di recupero che la Costituzione aveva disegnato”. Per affrontare il problema Scalise auspica la formazione di un tavolo distrettuale permanente in corte d’Appello “che veda la presenza dei magistrati di sorveglianza, della procura generale e dell’avvocatura”.