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ansa.it, 24 novembre 2023

Il 35% dei detenuti costretto ad annullare le visite specialistiche esterne o a rinviare interventi. I numeri contano. Al 31 ottobre 6.453 persone sono detenute nei 14 istituti per adulti del Lazio, 520 in più dall’inizio dell’anno (+8,8%). A questa “comunità” dobbiamo aggiungere i minori detenuti a Casal del Marmo, i sottoposti a misure di sicurezza in sei comprensori regionali e il Cpr di Ponte Galeria. Tutto questo microcosmo sarebbe curato in carcere e nei due ospedali di riferimento: il Pertini a Roma e il Belcolle a Viterbo.

Usiamo il condizionale perché con gli organici dei medici in calo, un’assistenza specialistica dentro e fuori il carcere ballerina non sono pochi i casi di chi deve rinviare esami, interventi più o meno invadenti, persino semplici cure odontoiatriche. E questo al netto dell’assistenza per i tossicodipendenti e per le patologie psichiche.

Per il garante regionale il 35% dei detenuti annulla le visite specialistiche esterne al carcere perché mancano gli agenti penitenziari per la scorta. Una situazione sempre più insopportabile e una compressione al diritto costituzionale alla salute che deve essere garantito ovunque anche tra le sbarre. Non tutti sanno, giornale che si occupa di Rebibbia, ha lanciato l’allarme con una lettera aperta pubblica che ha increspato le acque.

Il 14 dicembre si riunirà l’Osservatorio regionale sulla sanità penitenziaria per fare il punto della situazione su queste carenze anche in relazione al post Covid. Sarebbero in campo opportunità legate la Pnrr. Al nostro microfono, Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma, propone di costruire proprio a Rebibbia in spazi già esistenti una casa di comunità. Porterebbe nell’istituto quei poliambulatori così necessari per una popolazione che in 4 casi su 5 soffre almeno di una patologia.