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di Liana Milella

La Repubblica, 17 febbraio 2023

Da Guardasigilli è stato costretto prima a subire la presenza di Delmastro, poi a difenderlo. Non si sa se gli ritirerà almeno le deleghe. Da pm Carlo Nordio avrebbe indagato Delmastro. Da Guardasigilli è stato costretto prima a subirne la presenza (“L’hanno commissariato” era la vulgata), e poi a difenderlo. Se Nordio l’abbia fatto per intima scelta, o per costrizione, è la sua conversione politica a spiegarlo. Nuovo mestiere, nuovi obblighi, nuova obbedienza.

Né Meloni, né il potente sottosegretario Mantovano (ex toga anche lui), gli avrebbero consentito di fare diversamente. Un gesto in autonomia però Nordio lo ha fatto, forse ricordando di essere stato per 40 anni pm a Venezia. Quando mercoledì mattina - giusto poche ore prima del suo speech in Parlamento su Delmastro - gli ufficiali della polizia giudiziaria hanno bussato in via Arenula, per perquisire l’ufficio del sottosegretario e notificargli l’avviso di garanzia, chi era presente ha cercato di non farli entrare. Poi hanno chiamato Nordio. E lui ha dato il via libera.

La rivelazione del segreto d’ufficio - In due settimane di “Delmastrogate” è stato questo il gesto più forte di Nordio. A cui, certo non a caso, è seguita poche ore dopo una rivelazione da lui fatta a Montecitorio. Nordio ha detto che era stato Delmastro, il 29 gennaio, a chiedere al capo delle carceri Giovanni Russo “una relazione aggiornata sul detenuto Cospito sia da parte del Nic che del Gom”. Relazione inviata da Russo il giorno seguente, e subito “trasmessa” da Delmastro al coinquilino Giovanni Donzelli. Nonostante l’evidente stampigliatura “a diffusione limitata”. Qui si radica la rivelazione del segreto d’ufficio. E il Nordio pm non può non saperlo. Ma, evidentemente, lo tace al Nordio Guardasigilli.

Il tentativo di difesa - Tant’è che questo ministro a Montecitorio glissa per assolvere Delmastro, a meno che non sia la procura di Roma a muoversi. Per gli agenti giunti in via Arenula, lui già sa il destino di Delmastro. Ma parla di carte non sono sottoposte “a formali apposizioni di segretezza” e neppure a “ulteriori diverse classificazioni”. Minimizza il valore della dicitura a “limitata divulgazione”. Di certo non possono essere recitate in Parlamento, come ha fatto Giovanni Donzelli il primo febbraio contro il Pd. Nordio lo sa sicuramente. Ma sa pure che “non deve sapere” perché così vuole Meloni. Quindi derubrica gli atti come “non sottoposti a segreto investigativo”, e senza intercettazioni. Alla fin fine si tratta solo di un “appunto”. Eppure il primo febbraio alla Camera era stato più dubitativo parlando di “atti per loro natura sensibili” perché connessi al 41bis. Per cui “ai fini della loro ostensione, occorre una preventiva verifica e una valutazione del contenuto”. Un fatto è certo, Delmastro non ha fatto verifiche con Nordio prima di “ostenderli”.

Un sottosegretario scomodo - Certo, Nordio ha sempre citato la procura di Roma, a cui sarebbe spettata l’ultima parola. E ora che è giunta si apre un altro calvario. Lui, che si proclama tuttora pm nell’animo, come fa a tenersi un sottosegretario indagato? Come fa a lasciargli la parziale delega alle carceri di cui ha palesemente approfittato? Perché - e basta leggere il sito della Giustizia per saperlo - Delmastro è titolare della delega “alla direzione del personale, dei beni e servizi, all’edilizia penitenziaria, alla formazione”. Il vice ministro di Fi Francesco Paolo Sisto ha “la giustizia minorile e l’esecuzione penale esterna per gli adulti”. Il leghista Andrea Ostellari “la direzione generale dei detenuti e il trattamento”. Quindi Nordio non può non sapere che Delmastro si è “allargato” quando ha chiesto notizie al Dap. La sua delega non glielo consentiva.

Il ministro si è chiuso nel riserbo. È tornato a casa a Treviso. Non ha risposto alla domanda se, almeno, ritirerà le deleghe a Delmastro, ché parlare di dimissioni sarebbe troppo visto che il potente sottosegretario a palazzo Chigi Mantovano lo ha già assolto. L’ex Guardasigilli Annamaria Cancellieri, per una telefonata all’amica, nonché moglie di Salvatore Ligresti, fu costretta a dimettersi. Ma se Meloni ha già assolto Delmastro, Nordio deve solo obbedire.