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di Liana Milella

La Repubblica, 24 febbraio 2024

La richiesta a sorpresa delle toghe della sinistra. Riguarderebbe soltanto i reati minori e le pene brevi. Sarebbe l’unico modo di svuotare le prigioni. Il segretario di Area Zaccaro: “Svuotare parzialmente le carceri, in modo da migliorarne le condizioni strutturali e dare senso alla funzione costituzionale della pena”. L’ultima amnistia risale al 1990. Ma copriva solo i reati fino a quattro anni. E ne escludeva molti, reati finanziari e di corruzione compresi. C’era un lungo e dettagliato elenco all’articolo 4. Nel Duemila, in occasione del Giubileo, l’ha chiesta in Parlamento Giovanni Paolo II in nome di un carcere umano. E 15 anni dopo Papa Francesco ha rilanciato la stessa istanza parlando di “grande amnistia”.

Nel 2006 il governo Prodi, con il Guardasigilli Mastella, varò un indulto. Ma passò poco tempo perché le carceri puntualmente si riempissero. Stando alla storia le più pesanti misure svuota carcere, indulto e amnistia, non servono liberarsi dal sovraffollamento. Anche drammatico come quello di oggi, 20 suicidi in due mesi e la prospettiva di arrivare a 70mila detenuti. Eppure ecco, a sorpresa, che a lanciare un’amnistia sono i magistrati di sinistra, le toghe di Area. Davvero nessuno se lo sarebbe aspettato. Il segretario Giovanni “Ciccio” Zaccaro, giudice della Corte d’Appello di Roma, rilascia un’intervista a Valentina Stella del Dubbio, il quotidiano del Consiglio nazionale forense, particolarmente sensibile sui temi del garantismo e del sovraffollamento.

Dice Zaccaro: “L’unica soluzione immediata, se si vuole essere coerenti con i proclami che si fanno ogni giorno, è adottare provvedimenti clemenziali come l’amnistia e l’indulto, per i reati minori e le pene detentive di breve durata, che consentano di svuotare parzialmente le carceri, in modo da migliorarne le condizioni strutturali e dare senso alla funzione costituzionale della pena”. Poche ore prima, in una lunga nota, il gruppo di magistrati di Area che si occupano di carcere sostiene proprio questa tesi, contestando l’idea che la “liberazione anticipata speciale”, proposta da Rita Bernardini di Nessuno tocchi Caino e Roberto Giacchetti di Italia Viva, 75 giorni di sconto ogni sei mesi passati dietro le sbarre, possa essere la soluzione risolutiva per bloccare il sovraffollamento ed evitare i suicidi.

Il governo in realtà sta già riducendo la proposta Bernardini-Giacchetti, offrendo solo 60 giorni di sconto ogni sei mesi. Una soluzione che, secondo Area, lascia il tempo che trova. “Sarebbe un’opzione non certamente risolutiva, un intervento emergenziale che riduce il tempo della carcerazione, ma non agisce sulle cause strutturali del sovraffollamento”.

Nella paralisi del governo, il Guardasigilli Carlo Nordio da un anno promette di riattare caserme dismesse, mentre il direttore delle carceri Giovanni Russo, ex procuratore aggiunto della procura nazionale antimafia, riesce solo a dire che il sovraffollamento esiste e le carceri sono stracolme, Nel vuoto si muovono le associazioni e la magistratura. Segnalando ovviamente che il primo fattore “criminogeno” che riempie le carceri è proprio la mania del panpenalismo, per cui tutto diventa reato, come dimostrano i decreti che via via sono stati snocciolati nel corso dell’ultimo anno, dal famoso decreto Rave, al decreto Caivano, all’omicidio nautico, all’ultimo decreto sicurezza disseminato di maggiorazione di pene. A questo si aggiunge la stretta sui migranti e i centri per il rimpatrio che scoppiano. Una totale e grande emergenza.

Certo, fa specie sentire che proprio una corrente di sinistra della magistratura pensi all’amnistia. Classica misura svuota carceri utilizzata con l’indulto per oltre un ventennio, appunto fino al 1990 con l’ultima amnistia e al 2006 con l’ultimo indulto. Due casi che dimostrano, numeri alla mano, come proprio quelle misure non risolsero nulla. Certo adesso il governo Meloni con le carceri è alle strette. Sulla sua testa può incombere un possibile intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, proprio com’è avvenuto nel 2013. Con multe salatissime verso l’Italia. E allora i magistrati, che sanno bene come i giudici di sorveglianza non sono più in grado di gestire carceri che scoppiano, arrivano a proporre la misura più estrema, quelle di svuotarle direttamente.