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di Liana Milella

La Repubblica, 15 aprile 2024

Dopo 17 mesi e 24 giorni di sciopero della fame di Roberto Giachetti e di Rita Bernardini la commissione Giustizia non va oltre il primo gradino. Eppure la situazione è disperata. Politica degli annunci e delle bufale sulle carceri. E politica all’insegna della routine. Come sempre. Ma se di mezzo ci sono le patrie galere e ci sono i suicidi, e se per giunta incombe anche l’estate, allora bufale, annunci, indifferenza politica diventano un crimine. Tra gli specialisti degli annunci mediatici c’è il Guardasigilli Carlo Nordio: sempre attraverso il Messaggero (di cui era collaboratore) annuncia accordi con i Paesi stranieri per rimandare lì i detenuti.

O, ancora, 2.300 posti in più grazie a ristrutturazioni. Peccato che la possibilità degli accordi con gli Stati esteri già esista, ma con due problemi, quegli Stati non li vogliono, e in alcuni si pratica la tortura (vedi Egitto) soprattutto se chi è riuscito a fuggire è un oppositore politico. Ma tant’è. Magari per una manciata di denaro - il meloniano piano Mattei - qualche carcerato se lo ripigliano pure. E se poi muore “chissenefrega”. Quanto ai nuovi posti forse Nordio non ha in mente i numeri che parlano di diecimila carenze di posti (al 31 marzo, nelle patrie galere, c’erano 61.049 detenuti a fronte di una capienza massima di 51.178). Quindi i suoi 2.300 sono una goccia nel mare. Cos’altro resta della politica penitenziaria del Guardasigilli, annunci mediatici a parte? Quei 5 milioni di euro per assumere figure professionali anti suicidio, ma chi sa di carcere dice che basterebbero appena per garantire al massimo 4 ore di aiuto psicologico al mese. Quindi nulla.

E veniamo all’indifferenza politica. O peggio, alla volontaria strategia dell’inabissamento quando una proposta è indigesta solo perché fa perdere voti, soprattutto in periodo elettorale (Amministrative ed Europee alle viste). Parliamo di quella di Roberto Giachetti, la “liberazione anticipata speciale”, 60 giorni di sconto di pena per ogni semestre invece degli attuali 45, da riconoscere “al condannato che ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Quindi non stiamo parlando di un regalo, di uno svuota carceri, ma di una misura che premia un detenuto che si è già messo sulla retta via. Giachetti, deputato di Iv, per farla inserire nell’ordine del giorno della Camera, è stato in sciopero della fame assieme a Rita Bernardini, la presidente di ‘Nessuno tocchi Caino’, per 24 giorni. E Sergio Mattarella, all’ennesimo suicidio, ha convocato al Quirinale il direttore delle carceri Giovanni Russo.

Ma quando è stata depositata la proposta di legge? Il 14 novembre 2022. A governo insediato da due settimane. Sono trascorsi 17 mesi. La tragica statistica dei suicidi in carcere ci dice che ne sono morti 84 nel 2022, 69 nel 2023, e già 31 quest’anno. E che cosa fa la Camera? Procede con le audizioni.

Come quelle del procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, del professor Glauco Giostra, del procuratore di Catania Sebastiano Ardita. Sicuramente gli esperti. Ma cosa possono mai dire che già non sia “arci e stra” noto? Soprattutto perché di fronte ai detenuti che muoiono non c’è la stessa accelerazione - quella sì elettoralmente utile - che c’è sui test per le toghe, sulla stretta per le intercettazioni, sulla prescrizione, sull’abuso d’ufficio, perfino sulla separazione delle carriere? Una sola risposta è possibile, e riguarda il cinismo insopportabile della politica che se la cava con belle parole e nessun fatto. Tanto i detenuti stranieri non votano neppure in Italia. E i potenziali suicidi italiani non voterebbero sicuramente neanche in galera.