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di Luca Attanasio

Il Domani, 7 giugno 2022

Secondo l’autorevole report annuale del Consiglio norvegese per i rifugiati (Nrc), le dieci crisi di profughi più dimenticate al mondo sono - per la prima volta - tutte in Africa. Il dato è doppiamente allarmante. Da un lato evidenzia l’allargamento delle crisi umanitarie nel continente, dall’altra denuncia il pressoché totale disinteresse del mondo a contenerle.

Il Nrc pubblica ogni anno una lista delle dieci crisi più dimenticate dalla comunità internazionale tenendo conto di tre criteri: la carenza di copertura mediatica, la mancanza di volontà politica a trovare soluzioni e, conseguenza ovvia, la penuria di finanziamenti per le emergenze. I paesi con le crisi più trascurate secondo il Nrc sono, nell’ordine, Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Camerun, Sud Sudan, Ciad, Mali, Sudan, Nigeria, Burundi ed Etiopia. Sebbene lontano migliaia di chilometri, il conflitto ucraino arriva a far sentire i propri effetti anche in Africa.

Fortezza inespugnabile - Alla cronica indifferenza verso il “continente nero”, infatti, si aggiunge lo spostamento massiccio di interesse del mondo occidentale verso la guerra che si combatte nell’est europeo. “Diversi paesi donatori - sostiene il segretario generale di Nrc Jan Egeland - stanno decidendo di ridurre gli aiuti all’Africa per reindirizzare i fondi all’accoglienza di ucraini”. Nei primi tre mesi di guerra in Ucraina, sottolinea il Nrc riprendendo Meltwater, sono stati scritti in media 85mila articoli in inglese al giorno sulla crisi. In tutto il 2021, invece, solo per citare un esempio, gli articoli in inglese sulla questione degli sfollati in Burkina Faso, sono stati in totale 27mila. In Italia, il dato scende a livelli irrisori. Se pensiamo al rapporto che lega l’Europa all’Africa, lo vediamo ancora pieno zeppo di stereotipi e pensiero colonialista.

Un caso clamoroso è la retorica delle migrazioni: l’Europa crede di essere cinta d’assedio da una massa informe di profughi africani che stanno per invaderci. La percezione, del tutto erronea, è alla base di decenni di strategie politiche che stanno rendendo il vecchio continente sempre più simile a una fortezza inaccessibile. La prova di questo sono i 1.000 chilometri di sbarramenti illegali eretti all’interno dell’Ue, in alcuni casi anche in area Schengen, tutti in funzione anti-migrante, dalla caduta del muro di Berlino a oggi.

A completare l’opera di sterilizzazione europea, ci sono gli accordi dell’Italia con la Libia per contenere e intercettare i barconi di migranti che, dopo mesi o anni di concentrazione nei lager, tentano di arrivare in Europa, quelli della Ue con la Turchia che “accoglie” 3,7 milioni di migranti provenienti da oriente in cambio di sei miliardi di euro e le strategie di controllo di Frontex, la polizia di frontiera europea, alla ribalta della cronaca per possibili abusi.

Il risultato raggiunto di un numero decisamente ridotto di ingressi di migranti forzati in Ue - 200mila nel 2021 (dati Frontex) di cui circa 50mila in Italia - è considerato da molti un successo. In realtà è il frutto di una politica lontana dalla realtà. Come evidenziano anche il rapporto di Nrc, la stragrande maggioranza dei profughi africani non pensa neanche lontanamente all’Europa come meta, ma a salvarsi la vita approdando in un luogo appena più sicuro del proprio, nel più breve e meno dispendioso metodo possibile. Dei circa 60 milioni di sfollati interni registrati nel 2021 nel mondo, secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, l’80 per cento sono africani che, quindi, restano in Africa. Molti di quelli che sconfinano, vanno in paesi limitrofi.

Oltre all’aiuto diretto, quindi, un fondamentale passo per cominciare ad affrontare in modo serio le tante crisi dimenticate nel mondo sarebbe quello di immaginare un’accoglienza di parte dei profughi legale e organizzata. Non è impossibile né difficile. La risposta ammirevole dell’Ue nel caso della guerra in Ucraina e il decreto del 4 marzo di attuazione alla direttiva sulla protezione temporanea agli sfollati (almeno un anno estendibile a tre, ndr) firmato in poche ore all’unanimità sono lì a testimoniarcelo.