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di Simona Musco

Il Dubbio, 29 novembre 2023

Le correnti dei magistrati smorzano la polemica con il ministro Crosetto, Antimafia e Copasir si sfilano. Il ministro della Difesa Guido Crosetto si dice pronto a chiarire con tutti. In Parlamento, in Antimafia, davanti al Copasir e anche con l’Anm. Consapevole, forse, che è meglio fare un passo indietro, per evitare una nuova guerra contro la magistratura, che ha già parecchio materiale in mano per avercela con l’esecutivo.

Il fuoco è sotto la cenere ormai da tempo e dopo il caso Delmastro - con l’attacco frontale alla gip che ha disposto l’imputazione coatta del sottosegretario - e quello Apostolico - che ha scatenato una campagna d’odio contro la magistrata “pro-migranti” - sono stati i provvedimenti del governo a rianimare lo scontro. Primi fra tutti i decreti attuativi della riforma del Csm, che impongono un’ulteriore stretta alle possibilità di errore delle toghe.

Crosetto, lunedì, ha teso una mano a Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, dichiarandosi disponibile ad incontrare i vertici del sindacato delle toghe, “per chiarire loro le mie parole e le motivazioni. Così capiranno che alla base c’è solo un enorme rispetto per le istituzioni. Tutte. Magistratura in primis”. Il sospetto di Crosetto, stando a quanto dichiarato nell’intervista incriminata al Corriere della Sera, è che si organizzino “riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a “fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”.

Parole che hanno fatto sobbalzare le toghe: “Il sospetto di golpe giudiziario è assolutamente infondato, la magistratura ogni giorno onora il giuramento alla Costituzione. Tutto il resto sono notizie false e infondate”, ha dichiarato Santalucia a Sky Tg24. La telefonata tra i due, mentre scriviamo, non c’è ancora stata. Ma intanto le correnti provano a smorzare la polemica. “Crosetto nelle ultime ora sta ridimensionando le sue parole - spiega al Dubbio Giovanni Zaccaro, neo segretario di AreaDg -. Si sarà reso conto di avere fatto una battuta mal riuscita”. Più netto Angelo Piraino, segretario generale di Magistratura Indipendente, secondo cui la colpa sarebbe, in parte, della magistratura.

“Credo che l’onorevole Crosetto, del tutto involontariamente, sia caduto nella provocazione di una frangia estrema dell’Anm - dice al Dubbio - che, in modo simmetrico rispetto all’opposizione, paventa rischi di derive antidemocratiche. Gli ha fatto un grande favore: il loro interesse è tenere alto il livello dello scontro con la politica. Ma la politica deve ricordare che non parlano a nome di tutti i magistrati, e che la stragrande maggioranza di noi è rispettosa del principio di separazione dei poteri ed è disponibile a dialogare senza preconcetti, purché vi sia un rispetto reciproco”.

Nel frattempo Antimafia e Copasir si sfilano. Per la Commissione presieduta da Chiara Colosimo la questione non rientra nelle competenze dell’Antimafia, ritenendo più utile che il ministro riferisca in Parlamento. E al Comitato per la sicurezza della Repubblica, il senatore e capogruppo Iv Enrico Borghi le fa eco: “O il ministro ci scrive e circostanzia le ragioni legate alla sicurezza nazionale - dice - o si tratta di una dialettica di carattere politico che, come tale, va esercitata in altri luoghi. Il ministro Crosetto, anziché rilasciare interviste, chiami Nordio e gli dica di calendarizzare in Cdm la riforma che è finita nel cassetto. Altrimenti si continua a rimanere dentro il gioco delle parti in cui alcuna magistratura svolge una funzione di tipo politico e i politici, anziché ripristinare l’equilibrio istituzionale, giocano agli attacchi preventivi”.

Ma se non bastasse Crosetto, ci sono le pagelle dei magistrati a ridare vigore al dibattito. Lo scorso anno l’idea aveva spinto l’Anm a proclamare uno sciopero che ha però coinvolto solo la metà delle toghe. E oggi sulla scrivania c’è lo schema di decreto, che attribuisce un maggiore rilievo, nelle valutazioni di professionalità, al “rigetto delle richieste formulate dal magistrato requirente o alla riforma dei provvedimenti del magistrato giudicante che siano dovuti a motivi particolarmente gravi o che siano particolarmente numerosi”. Dopo due bocciature, si è fuori dalla magistratura e per tali valutazioni il Csm acquisirà anche il parere del consiglio dell’ordine degli avvocati.

“Non chiamiamole pagelle - continua Zaccaro -. Le pagelle richiamano l’idea dei promossi e dei bocciati. Qual è l’idea? Se in primo grado c’è una condanna, in secondo una assoluzione, poi annullata dalla Cassazione, che succede? Chi bocciamo? Non vorrei che, alla fine, le pagelle servano a promuovere i giudici che condannano i delinquenti di strada ed a bocciare i giudici che fanno indagini nei confronti del potente di turno”. Per il segretario di Area, è necessario evitare “che il lavoro del magistrato venga valutato solo sulla base degli esiti dei processi. Così avremmo giudici più conformisti, meno coraggiosi, più attenti a non scontentare i potenti ed a pagare saranno i cittadini più deboli. Avremmo pm che cercano una condanna ad ogni costo”.

La colpa, secondo Piraino, è tutta della passata legislatura. “È il frutto avvelenato della riforma Cartabia - sottolinea - che riflette una concezione “aziendalistica” della giustizia. Il ministro Nordio ha attuato una delega voluta dal precedente governo, collegata artificiosamente agli obiettivi del Pnrr. Forse ha addirittura evitato di peggiorare una riforma che già nasceva pessima. Le novità introdotte non miglioreranno l’efficienza della giustizia, ma indurranno i magistrati a ragionare sempre più come burocrati, l’input è quello di “tenere le carte a posto” e “fare i compiti per casa”.

L’altra “bomba” è la proposta - subito bocciata da via Arenula - del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, di sottoporre ai magistrati in ingresso test psico-attitudinali. “Ricordo che il primo a volere i test psicologici per i magistrati era stato Licio Gelli il che dovrebbe far riflettere”, ha commentato lunedì sera il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro. Un’idea che torna ciclicamente e che “sembra quasi un monito - aggiunge Zaccaro -: se non fate i bravi facciamo i test”. Ma non si tratta di una guerra, assicura Piraino, sono “solo grida contrapposte. Da quel che so il testo approvato non prevede test psicoattitudinali. Mi chiedo a cosa servirebbero: siamo già la categoria di dipendenti pubblici più controllata durante la carriera. I media mandano spesso un messaggio distorto, non è vero che veniamo tutti “promossi” - aggiunge -. Ogni quattro anni verificano il lavoro che abbiamo fatto, se va bene possiamo continuare a farlo, se va male siamo sorvegliati speciali per due anni e se il successivo giudizio è nuovamente negativo ci licenziano. Non si tratta di essere promossi, si tratta di continuare a fare il proprio lavoro”.