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di Maurizio Turco e Irene Testa*

Il Dubbio, 27 luglio 2023

Con la conferenza internazionale di fine settimana la Presidente del Consiglio ha definitivamente confermato di essere una leader europeista. Giorgia Meloni sta portando avanti la politica dell’Unione europea di dialogo con paesi autoritari che, in cambio di denaro, sono o dicono di essere, disposti a fare quello che ci serve. È una politica vecchia, connaturata con l’idea che ha l’Ue di cooperazione con i paesi terzi. E lo sta facendo meglio di chi l’ha preceduta, finora l’Ue si è accontentata di generiche promesse, Giorgia Meloni ha fissato almeno un paletto: fermare l’immigrazione clandestina.

Fatte queste premesse, alcune puntualizzazioni Il partigiano Enrico Mattei, da cui il piano voluto dalla Presidente del Consiglio, diciamo che c’entra solo in parte con il Piano Meloni, forse sull’energia. Forse. Per il resto certamente no. E anche il Piano Meloni ha poco a che fare con l’aiuto all’Africa, ai cittadini africani perché non abbiano bisogno di emigrare anche a costo della vita. È evidente, logico e scontato che i soldi che vengono dati, per esempio all’autocrate Saied, non finiranno nelle tasche dei cittadini tunisini né saranno utilizzati per creare sviluppo al fine di superare ragioni e necessità di coloro che attendono di raggiungere illegalmente l’Italia. Gli aspiranti emigranti finiranno in luoghi che non possono nemmeno essere definite carceri, nulla di comparabile con le peggiori carceri europee. Saranno oggetto di violenze inaudite, alcuni saranno uccisi. Per non dire di chi sarà lasciato morire di fame e sete nel pieno del deserto.

No, questa non è una politica degna nemmeno dell’Unione europea, ma questa è la politica dell’Unione europea. Noi crediamo che sia sbagliato l’approccio della Presidente Meloni nel momento in cui l’obiettivo è l’immigrazione clandestina. Il Partito Radicale e Marco Pannella in particolare, avevano già dal 1979 denunciato il dramma dello sterminio per fame nel mondo e accusato i governi dei paesi “ricchi” di rendersi di fatto complici del nuovo olocausto, essendo la malnutrizione nel mondo più il frutto di un vero e proprio “disordine economico internazionale” che di una penuria di alimenti. E proposto che si restituissero quelle persone condannate a morte “vivi allo sviluppo” attraverso un intervento straordinario per salvarli dalla morte certa e intanto creare sviluppo in quelle aree, anche attraverso il sostegno alla delocalizzazione di aziende italiane. D’altronde, mentre nel 1945 l’Africa era esportatrice netta di prodotti cerealicoli alimentari, nel 1979 era (ed è) costretta ad importarli.

Nel pieno di quella iniziativa politica - segnata in particolare dal Manifesto appello dei Premi Nobel contro lo sterminio per fame, sete e guerra nel mondo - che Pannella preconizzo l’arrivo di migliaia di disperati dall’Africa sub sahariana in Europa. È necessario un piano di aiuti straordinario gestito dai donatori e rivolto direttamente a chi ne ha bisogno; e un piano per lo sviluppo delle aree sottosviluppate. La politica di dare i soldi ai dittatori per stabilizzare alcune aree ha fallito. E se avesse stabilizzato quelle aree con la repressione anziché con politiche di libertà, sarebbe stata un fallimento maggiore. Servirebbe una conferenza internazionale per l’affermazione dello Stato di diritto democratico federalista laico. Ma si continuano ad agitare finte emergenze, come quella dell’immigrazione clandestina che è la nuova stabilità in un pianeta pieno di gente che soffre la mancanza di pane e di acqua, di diritto e di diritti.

*Segretario e Tesoriere Partito Radicale