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di Conchita Sannino

La Repubblica, 23 ottobre 2022

Il neo ministro all’uscita del Quirinale: “I ritardi nei processi ci costano il 2% del Pil”. La strada da battere per lui è la depenalizzazione. La “rivoluzione” sui due codici, la separazione delle carriere, il risparmio, la spending review. Ma restano, per ora, sullo sfondo. Non rinnega nessuna idea, non fa marcia indietro, Carlo Nordio nella veste di Guardasigilli. Ma le sue prime parole vogliono essere concilianti, e puntare a un obiettivo tanto prioritario, quanto - pone l’accento lui - “comune”.

Il prezzo della giustizia lumaca - “Noi dobbiamo velocizzare i processi. Perché questo è legato alla ripresa dell’economia, e perché i ritardi nei vari processi”, allontanando investitori ed aziende, “ci costano il 2 per cento di Pil”, si ferma a spiegare, appena uscito dal Quirinale. “E poi penso - aggiunge ancora il neo ministro - che lavorare a questo significhi non solo concentrarsi sulla prima vera emergenza, ma anche sulla questione meno divisiva. Perché ritengo che a tutte le toghe interessi avere una giustizia più efficiente”.

Ed è ancora a “tutte le toghe” che parla quando ipotizza: “l’implementazione di organici”, su cui torna a insistere l’Associazione nazionale magistrati anche ieri, chiedendogli un confronto. ma tra otto giorni esatti, intanto, entra in vigore la riforma del penale firmato Cartabia.

Le 11.10 del sabato del giuramento. Nordio, quasi quarant’anni spesi nei panni di giudice istruttore prima e pubblico ministero dopo (è stato aggiunto e reggente a Venezia), esce dal Quirinale con la moglie al fianco. Sorride, risponde con garbo alla selva di sollecitazioni e prime curiosità, poi sale in auto e - per il passaggio di consegne - raggiunge il Palazzo di via Arenula. Dove resterà due ore a dialogare con la ministra uscente Marta Cartabia.

La riduzione del numero dei reati - Ma a scuotere quei processi lumaca che soffocano diritti e senso di giustizia, ci hanno provato in tanti. Da dove parte il Guardasigilli? Nordio sintetizza: “Bisogna semplificare le procedure, individuare bene le competenze, eseguire quei programmi che sono compatibili con le risorse che abbiamo”. E va al punto: “La velocizzazione avviene con la depenalizzazione: attraverso una riduzione dei reati. Quindi va eliminato questo pregiudizio che la sicurezza, o la buona amministrazione, siano tutelate dalle leggi penali”.

È una lettura che subito suscita l’apprezzamento dell’ex magistrato di Mani Pulite, Gherardo Colombo: “Credo che il neo ministro Nordio abbia toccato, con la sua prima dichiarazione, un tema importante: la sicurezza non è assicurata dal penale, occorre procedere a una estesa depenalizzazione”. Una (non troppo imprevista) sintonia, dopo gli anni che hanno visto su sponde opposte, con aspra dialettica, Nordio e il pool milanese.

Il passaggio di consegne con Cartabia - Poco dopo, il ministro fa il suo ingresso al Ministero: dove lui e la ministra Cartabia si rivedono ieri dopo dieci mesi. “Ah, sì mi ricordo, l’ultima volta parlavamo del futuro e dell’Italia che verrà”, si sorridono.Il loro incontro era stato infatti davanti al pubblico - mica una platea qualunque, quella di Atreju, la kermesse politica della destra, sempre Meloni officiante, era l’8 dicembre del 2021 - a confrontarsi su riforme della giustizia, il Paese che si preparava tra post-Covid e Pnrr.

Si riparte in fondo da lì, solo con scatoloni in partenza e ruoli ribaltati. Da un lato la Guardasigilli cui è toccato il compito arduo di piantare riforme indispensabili - processo civile, penale, Csm - a fronte di una maggioranza così eterogenea e divisa, dall’altro Nordio che eredita le nuove norme e i relativi decreti attuativi: oltre alle altre scadenze del Pnrr legate alla giustizia. Due ore nette di dialogo. Poi il sincero “buon lavoro” di lei, apre il nuovo corso di lui.