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di Laura Aldorisio

Corriere della Sera, 23 ottobre 2023

L’iniziativa di sartoria sociale, nata contro l’abbandono scolastico, ha coinvolto 18 ragazze del quartiere; conseguita la qualifica professionale ora si punta al diploma. Un acronimo che sa di vita nuova. «Tecuma», le sillabe iniziali delle parole «testa-cuore-mani», è il brand desiderato e realizzato da alcune ragazze di Scampia. La loro storia aveva già preso una piega, poi è accaduto l’imprevedibile. Il cuore del quartiere di Napoli, spesso ferito dalla dispersione scolastica, nel 2017 ha, infatti, conosciuto una svolta. Il centro di formazione professionale Eitd, in collaborazione con Ipam, l’Istituto Pontano delle Arti e dei Mestieri, ha avviato una sperimentazione rivolta ai giovani che avevano abbandonato la scuola e che la scuola non era riuscita a trattenere. «Il punto era: come attirarli di nuovo allo studio?», dice Anna Florio, docente dell’Eityd. «Abbiamo diffuso la notizia che avremmo fatto partire il primo corso di operatore dell’abbigliamento, un percorso che va dal fashion design, alla modellistica, fino alla sartoria. Abbiamo presentato il progetto agli assistenti sociali e raggiunto alcuni ragazzi fisicamente casa per casa».

La risposta non si fa attendere, il primo corso viene avviato con 18 ragazze del quartiere. La sfida che loro avevano raccolto, per i docenti diventa duplice: non solo una formazione professionale, ma un vero proprio patto educativo, volto a coinvolgere quanto più i famigliari e a spalancare l’orizzonte delle studentesse. «Abbiamo studiato storia dell’arte lungo il centro storico di Napoli, vissuto attività didattiche a Scampia, ma siamo anche andati in barca a vela per imparare a collaborare, fino a vedere le sfilate al Pitti a Firenze. Così sono diventate consapevoli di essere e di poter diventare professioniste». Tutte le ragazze hanno preso la qualifica professionale, poi hanno chiesto di frequentare un quarto anno per conseguire il diploma. A questo punto, attraverso la Fondazione Città Nuova, hanno partecipato a un avviso della città di Napoli per creare una sartoria sociale «per passare dall’integrazione scolastica all’integrazione lavorativa.

La risposta è stata positiva ed allora è nata Tecuma, la sartoria sociale «testa-cuore-mani» perché con il cuore ti accorgi di quel che esiste, con la testa elabori una consapevolezza per vedere quel che c’è e quel che sai fare, con le mani lo metti in pratica». Con i fondi la start up ha preso il via, in un bene confiscato alla camorra, vicino al carcere di Secondigliano, poi sono arrivati i primi ordini e gli accessori, le t-shirt e le felpe, così come anche gli abiti su misura sono entrati sul mercato. «Ora dobbiamo diventare sostenibili ed è la difficoltà che stiamo incontrando ora. Le ragazze temono che questa nuova possibilità di vita si possa interrompere», dice Roberto Sanseverino, direttore e legale rappresentante della Fondazione Città Nuova. «Siamo sempre alla ricerca di clienti, di nuove strade di mercato perché qui significa continuare ad avere speranza». Intanto il seme piantato da quelle tredici ragazze sta portando frutti. Le segnalazioni di ragazzi in dispersione scolastica arrivano dalle famiglie stesse o dai genitori dei ragazzi che hanno frequentato Eitd, secondo un passaparola positivo. Sono nati altri corsi, come quello di operatore informatico per accogliere anche la platea maschile, e sono stati avviati altri progetti di inserimento lavorativo, come quello in collaborazione con il centro antiviolenza di Scampia. «L’inclusione scolastica e l’inclusione sociale si misurano, così, con il lavoro», dice Sanseverino, «che è il completamento della dignità della persona».