sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Eleonora Camilli*

La Stampa, 5 settembre 2023

La Garante dell’Infanzia: chi non va a scuola rischia di finire nell’illegalità. Contesti di abbandono, servizi sociali assenti, storie di violenza e microcriminalità che si perdono nell’invisibilità. L’orrore su due cuginette poco più che bambine ha riacceso i riflettori sui palazzi del Parco verde, ma sono tante le Caivano d’Italia. Zone di periferia dove l’infanzia è a rischio. Da Milano a Palermo, da Roma a Catania, passando per i quartieri di Napoli. Qui solo tre giorni fa un ragazzo di sedici anni, già protagonista di un tentato omicidio, ha freddato a colpi di pistola Giovanni Cutolo, 24 anni, dopo una lite per un parcheggio. “Da Napoli il Parco Verde dista 15 chilometri, socialmente però siamo a tre metri”.

Cesare Moreno, storico maestro di strada nella città partenopea, da anni si occupa di alcune delle zone più difficili dell’area nord ovest della città (Barra, San Giovanni a Teduccio, Ponticelli) tentando di strappare alla camorra i ragazzi dei quartieri. “I contesti di degrado sono ovunque, anche se in alcune aree le violenze sono presenti in forme meno clamorose. I problemi, però, sono gli stessi: ragazzi considerati insignificanti e lasciati a se stessi, servizi che non ci sono. Ormai si interviene solo per rispondere a un bisogno. Ma oggi la risposta a quello che è successo a Caivano è davvero riaprire il centro sportivo? E chi porterà quei ragazzi che hanno commesso abusi in palestra? Chi li seguirà?”. Per il maestro di strada l’unica risposta è “esserci. Sempre. Non solo quando succede qualcosa di clamoroso. Di Caivano ne esistono tante quante sono le nostre case, anche tra i giovani della borghesia. Quello che in alcuni contesti si chiama degrado, in altri è considerato devianza, ma i luoghi a rischio restano tanti”.

Eppure in alcune zone la presenza è difficile anche per associazioni e volontari. Qualche giorno fa nel quartiere Tor Cervara di Roma, un uomo è stato ucciso a colpi di pistola e poi lasciato esanime in un carrello della spesa. Una notizia finita nei trafiletti della cronaca, che richiama però l’amara realtà di uno dei posti più difficili della Capitale. Le occupazioni delle palazzine di via Raffaele Costi e dell’ex fabbrica della Penicillina, diventate negli anni un riparo di persone con alto tasso di disagio, sono state sgomberate più volte per poi essere rioccupate. Ma alle operazioni di polizia non è seguito un intervento sociale. Così oggi la zona è off limits anche per le organizzazioni di volontariato. Le cose non vanno meglio nella vicina San Basilio. Posti altrettanto difficili si trovano nelle periferie di tante città. Nel quartiere Zen di Palermo si registra un tasso di abbandono scolastico tra i più alti d’Italia. Qui senza il supporto degli educatori tanti ragazzi rischiano di finire troppo giovani nelle mani della criminalità, tra lo spaccio e i piccoli furti. Lo stesso accade a Milano. Un tempo erano Quarto Oggiaro, a nord, e Barona, a sud-ovest, le zone da evitare, perché considerati quartieri-fortino in mano alla malavita. Oggi sono diventate zone complicate i rioni popolari del Corvetto, Gratosoglio, Giambellino-Lorenteggio, San Siro e di NoLo. “I contesti di periferia difficili si trovano dappertutto. Ma non si può intervenire solo quando c’è il richiamo della cronaca, bisogna prevenire”, sottolinea la Garante dell’Infanzia Carla Garlatti, che circa un anno fa, dopo l’insediamento del governo ha inviato una lettera direttamente alla presidente Meloni, per chiedere investimenti e un’attenzione al tema. Oggi chiede che quell’attenzione diventi una priorità. Tra i fenomeni da monitorare c’è soprattutto la dispersione scolastica. “La mancata frequentazione della scuola, le assenze non denunciate sono spesso indice di un problema. Ci si dovrebbe attivare, coinvolgendo la famiglia o i servizi sociali. Nella legge di Bilancio è stato previsto uno stanziamento per aumentare il numero degli assistenti sociali, figure ancora poco presenti. Ma bisogna intervenire prima che i fenomeni esplodano sui territori”. Garlatti torna a chiedere aree di educazione nelle zone ad alto rischio sociale. “Dobbiamo costruire una rete per far in modo che i ragazzi non escano dalla strada della legalità”.

Stando ai dati la situazione è ancora troppo in salita. Il fenomeno dell’abbandono scolastico riguarda circa un ragazzo su cinque. Ed è spesso correlato alla situazione socio familiare di precarietà e indigenza. A oggi sono 1,4 milioni i bambini in povertà assoluta, con tassi più alti nelle regioni del mezzogiorno e nelle zone di periferia. Disuguaglianze che incidono sulla salute e sullo sviluppo dei ragazzi. “Moltissimi bambini vivono in Italia in contesti deprivati, cioè in territori dove alla povertà familiare si aggiunge quella educativa - sottolinea Raffaela Milano, responsabile dei progetti in Italia di Save the Children -. Oggi ci sono i Fondi del piano di ripresa e resilienza. Dovrebbero per prima cosa essere investiti per la crescita e lo sviluppo dei bambini, con risorse pensate per la riqualificazione degli spazi per l’infanzia e per rendere le scuole più attrattive per i ragazzi”.

*Ha collaborato Andrea Siravo