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di Isabella Maselli

Corriere del Mezzogiorno, 26 febbraio 2024

Da più di due mesi e mezzo un giovane detenuto barese è recluso nel carcere di Lecce con la scabbia (infezione che potrebbe aver contratto proprio in cella) e nonostante diverse segnalazioni della famiglia e della difesa, le sue condizioni di salute peggiorerebbero senza che il ragazzo venga sottoposto a cure adeguate. Alle ripetute istanze dell’avvocato trasmesse al Tribunale di Sorveglianza, non sarebbero infatti seguiti provvedimenti da parte del personale sanitario della struttura penitenziaria e così ora i giudici hanno dato una specie di ultimatum: una risposta entro pochi giorni o gli atti saranno trasmessi in Procura “per il reato di omissione di atti d’ufficio”.

La vicenda inizia ai primi di dicembre. Il detenuto, un 21enne barese che deve scontare una condanna per spaccio di droga, comincia a stare male. La sua “pelle si riempie di piccole papule rossastre che rapidamente si diffondono su tutto il corpo provocando lesioni cutanee e un intenso, ininterrotto e insopportabile prurito che tende a peggiorare nelle ore notturne” scrive il difensore, l’avvocato Attilio Triggiani, nella prima istanza del 10 gennaio.

Nella nota il legale evidenzia la natura “altamente contagiosa” dell’infezione e chiede “l’immediato ricovero” in ospedale oppure “tutti gli accertamenti sanitari e i conseguenti trattamenti” per curare la scabbia. Il giorno dopo, l’11 gennaio, il difensore scrive ancora, facendo presente che durante un colloquio con i familiari, il detenuto avrebbe contagiato anche la compagna e la loro bambina, tornando a sollecitare il ricovero. Parla di “evidente focolaio di scabbia, con conseguente pericolo per l’incolumità dell’intera popolazione carceraria”.