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orizzontescuola.it, 14 aprile 2024

Una lezione in carcere a conclusione del percorso di educazione alla legalità per gli studenti dell’istituto Parini di Lecco. Si tratta di un percorso intrapreso dall’istituto scolastico che prevede in particolare, si legge su Lecco Today, alle classi terze viene proposto un percorso di approfondimento sulla giustizia minorile tenuto dagli avvocati penalisti delle camere penali di Como e Lecco, mentre le classi quarte effettuano un’uscita presso il tribunale cittadino assistendo ad alcune udienze dopo avere seguito una lezione di approfondimento sul processo penale tenuta dagli avvocati.

“L’avvicinamento alla realtà della detenzione costituisce quindi il momento conclusivo del percorso, ispirato dalla consapevolezza che la scuola svolge un ruolo fondamentale nel prevenire il disagio e la devianza giovanili e nel promuovere la cultura della legalità - fanno sapere i docenti - L’obiettivo è quello di aiutare i ragazzi a riflettere sulle conseguenze di scelte sbagliate, ma anche indurli a rivedere pregiudizi e stereotipi sedimentati riguardo la realtà carceraria e i detenuti, divenendo maggiormente consapevoli dei vissuti difficili e delle fragilità che spesso sono alla base dei reati che prevedono condanne a pene minori, sviluppando un atteggiamento di ascolto e imparando non a giustificare, ma a comprendere, e soprattutto ad avere chiara la finalità rieducativa della pena”.

Due classi in particolare sono state protagoniste della visita al penitenziario. Dopo avere visitato alcuni spazi del carcere, gli studenti hanno avuto la possibilità di incontrare i detenuti e interagire con loro, formulando agli stessi alcuni quesiti e ascoltando le loro testimonianze rispetto agli errori commessi, spesso legati a vissuti faticosi e complicati, ma anche al proprio desiderio di provare a cogliere la seconda opportunità cui l’esperienza carceraria dovrà aprire le porte.

“Si tratta di un’esperienza a cui i ragazzi si accostano con sensibilità e capacità di emozionarsi - osserva la professoressa Daniela Monaco - e anche per questo particolarmente significativa nella ricaduta educativa. Il nostro ringraziamento va quindi, per l’accoglienza ricevuta, oltre che alla direttrice della Casa circondariale, alle altre figure che operano all’interno della struttura e che abbiamo avuto modo di incontrare: dall’educatrice alle insegnanti, che testimoniano l’importanza dell’istruzione come opportunità di riscatto, fino al medico, agli agenti di polizia penitenziaria e al sacerdote, che accompagnano i detenuti nel loro delicato percorso”.