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di Giulia D’Aleo

La Repubblica, 20 febbraio 2024

Le carceri minorili prendono il cattivo esempio da quelle per adulti e, per la prima volta dopo tempo, registrano sempre più casi di sovraffollamento. All’inizio del 2024, i minorenni detenuti nei 17 Istituti penali minorili del territorio nazionale erano 496, una cifra che non veniva raggiunta da oltre dieci anni. Non è l’unico record: i ragazzi transitati dagli istituti nel 2023 sono stati 1.143, il numero più alto degli ultimi quindici anni. Basti pensare che due anni prima, nel 2021, erano 835, quasi trecento unità in meno. Secondo Antigone, che ha raccolto questi dati nel Settimo Rapporto sulla giustizia minorile, non sarebbe un caso. Ma si tratterebbe piuttosto dell’effetto di uno dei tanti decreti-legge del governo Meloni, il decreto Caivano, ribattezzato anche “Baby gang”.

Materassi per terra e stanze di fortuna - L’incremento delle presenze rispetto agli scorsi anni, infatti, sembrerebbe dovuto a un ricorso massiccio alla custodia cautelare in carcere, su cui il decreto era intervenuto ampliando il numero di reati e di casistiche per i quali può essere disposta. Al momento, il 68,5% dei ragazzi detenuti si trova in un Ipm senza una condanna definitiva. Ed è in cinque istituti su 17 - Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze - che, al momento della visita dell’Osservatorio, il numero di ragazzi ospitati superava le capienze regolamentari. Le soluzioni adottate per far fronte alla mancanza di spazio sono state le più disparate: a Torino la direzione ha deciso di piazzare per qualche giorno dei materassi a terra, a Firenze si è scelto di trasformare la stanza per l’isolamento sanitario in una camera.

Il decreto aveva poi introdotto la possibilità di trasferire i detenuti che raggiungono la maggiore età nelle carceri per adulti. Una misura che secondo Antigone ha già avuto delle conseguenze: se due anni fa sei detenuti su dieci avevano più di 18 anni, adesso le proporzioni si sono invertite, facendo arrivare i minorenni al 57,7% del totale.

Sempre di più in carcere per reati legati agli stupefacenti - Sempre per effetto del decreto, dice il rapporto, sempre più ragazzi finiscono in carcere per reati legati agli stupefacenti: il 37,4% dei minorenni in più in un solo anno. Non si tratta, però, del reato più comune: quelli contro il patrimonio - principalmente furto - rappresentano il 55,2% del totale di tutti i reati dello scorso anno. Percentuale che sale al 63,9% se si guarda ai soli minori stranieri e addirittura al 70,2% tra le donne. Seguono i reati contro la persona con il 22,7% e quelli contro l’incolumità pubblica per il 10,6%, che di fatto coincidono, appunto, con le violazioni della legge sugli stupefacenti. Ma dal 2021 in poi, sembra verificarsi un costante aumento di segnalazioni per rissa, lesioni personali o percosse.

L’aumento delle denunce: primo il Nord-ovest - È anche dal numero di segnalazioni complessive, che includono minorenni arrestati o indagati, che si registra un accanimento crescente nei confronti dei minori. Nell’ultimo anno è stato raggiunto un picco molto vicino al record assoluto segnato nel 2015, quando erano stati segnalati 32.566 ragazzi in tutto. Da allora si era registrata una diminuzione costante che è andata avanti fino al 2020, quando le restrizioni imposte durante la pandemia avevano fatto rilevare il numero di denunce più basso. Ma nel 2022 si è tornati a 32.522 minori segnalati, quasi lo stesso numero raggiunto nel 2015.

Sono circa 5mila le denunce presentate al sud Italia, circa 3mila nelle isole e 6mila al centro. Ma è nelle regioni del Nord-Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) che raggiunge un terzo del totale: 10.486 nel 2022. Leggermente meno, invece, nell’area geografica del Nord-Est (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto).

Numeri che incidono relativamente sulle presenze negli istituti. Il Beccaria di Milano è al primo posto con 69 ragazzi detenuti, mentre i più vuoti sono il Quartucciu in Sardegna e Pontremoli in Toscana, unico Ipm interamente femminile d’Italia, entrambi con otto detenuti. Eppure quasi metà dei ragazzi in Ipm, l’48,8% dei presenti, è detenuto tra Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, dove si trovano nove dei 17 istituti.

I minorenni stranieri sradicati e trasferiti al sud - Il motivo è anche che i diversi Istituti del centro e sud Italia hanno dovuto sopperire alla carenza di posti negli istituti del nord. I ragazzi individuati per il trasferimento sono quasi sempre stranieri, nella maggior parte dei casi minori non accompagnati che, non avendo famiglia sul territorio, venivano sradicati con maggiore facilità. La maggior parte di loro arriva dal Nord Africa, principalmente da Marocco, Tunisia ed Egitto.

Rispetto agli italiani, i minori stranieri vengono poi destinati più facilmente al carcere che alla comunità, rendendo evidente come il sistema fatichi a trovare loro dei percorsi alternativi alla detenzione. Il 75,5% si trova in custodia cautelare contro il 57,7% degli italiani e solo il 24,5% ha una condanna definitiva. In genere commettono persino reati meno gravi: il 63,9% è detenuto per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani.