sito

storico

Archivio storico

                   5permille

   

di Fulvio Fulvi

Avvenire, 16 febbraio 2024

Sono 20 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. A Catanzaro e nel Casertano arrestati 40 tra agenti, dirigenti e reclusi per spaccio di droga e telefonini dietro le sbarre. Nelle carceri italiane entra di tutto: droga, telefonini e persino armi. Ma, soprattutto, si impazzisce e si muore per disperazione. Sono arrivati a 20 i suicidi dall’inizio dell’anno: uno ogni 48 ore. Gli ultimi due nelle Case circondariali di Pisa, dove martedì si è impiccato un 64enne sottoposto a regime di semilibertà, e di Lecce, dove la sera prima nella sezione alta sicurezza si era tolto la vita, anche lui con un lenzuolo stretto attorno al collo, un recluso di 45 anni. Nel numero da “brividi” rientra anche il giovane migrante del Gambia che si è ucciso il 4 febbraio all’interno di una cella del Cpr di Ponte Galeria a Roma, nel quale era rinchiuso senza aver commesso alcun reato.

E si tratta di vittime di un sistema che va cambiato al più presto: anziché essere luoghi di redenzione e riabilitazione sociale le prigioni rappresentano nella maggior parte dei casi, “tombe di umanità”, luoghi di dolore dove si marcisce senza vie di scampo. E dove troppo spesso imperversa l’illegalità. In Calabria ieri sono scattate le manette ai polsi di 26 persone, tra cui un’ex direttrice dell’istituto di pena e agenti penitenziari accusati di aver partecipato, a vario titolo, allo spaccio di cocaina e hashish all’interno del carcere “Ugo Caridi” di Catanzaro-Siano nel quale avrebbero anche introdotto (nascosti in pacchi di salumi e formaggi) e venduto ai reclusi cellulari e sim card: 38 gli indagati. Nell’ordinanza del Gip si parla di omissioni, controlli sommari, complicità e corruzione (un addetto alla sorveglianza avrebbe ricevuto compensi dai familiari di detenuti riconosciuti come “vicini a famiglie e clan della criminalità siciliana e campana”). Una piazza di spaccio organizzata è stata scoperta anche nella Casa circondariale di Carinola, nel Casertano: arrestate, su disposizione del gip di Santa Maria Capua Vetere, 14 persone, tra cui detenuti in semilibertà e un educatore, per le ipotesi accusatorie di detenzione e smercio di sostanze stupefacenti e accesso indebito a dispositivi della comunicazione all’interno delle mura carcerarie.

E la piaga dei suicidi, come detto, continua a sanguinare. A nulla è servita la circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria con la quale si chiedeva ai direttori degli istituti e ai responsabili della sorveglianza di fare attenzione ai casi più a rischio e incentivare i controlli. Se non si interrompe questa scia di morte si arriverà alla fine del 2024 a quota 150 morti “per mano propria”: più del doppio di quelli registrati l’anno scorso, che con 69 vittime è il peggiore di sempre. D’altra parte, lo stesso Dap ha le mani legate dalla normativa vigente, anche a causa della penuria di personale e attrezzature e, molto spesso, del mancato coinvolgimento delle autorità sanitarie e locali. Nella disposizione firmata dal capo del Dap, Giovanni Russo, si parla di prevenzione multisettoriale, perchè si tratta di dare risposte non solo a disagi psicologici e psichiatrici ma anche economici, sociali e di relazione. Insomma, per arginare il dramma dei suicidi serve una riforma complessiva dell’esecuzione penale che risolva il problema del sovraffollamento, ma anche il modo di vivere all’interno delle strutture con la creazione di percorsi e misure alternative. Ma nel frattempo, cosa si può fare? “Bisogna togliere la circolare sui circuiti di media sicurezza che dice che un detenuto, quando non ha attività da fare, passi 22 ore in cella - dice don Gino Rigoldi, storico cappellano del carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano -, perché fare nulla per 22 ore, tutti i giorni della settimana, è una maniera per far impazzire la gente, per moltiplicare le disperazioni”.

E l’ennesima tragedia è stata sfiorata ieri pomeriggio alle Vallette di Torino dove un detenuto straniero si è arrampicato dal cortile passeggi alle grate di un padiglione salendo fino al terzo piano minacciando di gettarsi nel vuoto. È stato salvato dai vigili del fuoco aiutati dalla polizia penitenziaria.