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redattoresociale.it, 24 agosto 2023

La fotografia scattata dall’osservatorio di Antigone. Cresce l’età media delle persone detenute. Al 30 giugno stava scontando un residuo di pena inferiore all’anno il 17,9% delle persone detenute con condanna definitiva, addirittura il 24,3% delle persone straniere, mentre quelli in carcere con un residuo pena inferiore ai tre anni erano addirittura il 51,2% dei definitivi. A Ravenna e Caltanissetta proteste per l’emergenza caldo del mese di luglio.

“A fine luglio di quest’anno le persone detenute nelle nostre carceri erano 57.749, 6.464 in più della capienza regolamentare, che era di 51.285 posti. Le donne erano 2.510, il 4,3% dei presenti, e gli stranieri 18.044, il 31,2%. Continua dunque la crescita della popolazione detenuta, che a fine luglio del 2022 era di 54.979 persone”. I dati sono dell’associazione Antigone, che nei giorni scorsi ha scattato la solita, interessante fotografia del carcere.

Afferma Antigone: “Le presenze sono dunque aumentate in un anno di 2.770 unità, un incremento del 5%. Una tendenza alla crescita che riguarda i detenuti italiani in misura leggermente maggiore rispetto agli stranieri, essendo i primi aumentati del 5,2%, e soprattutto le donne più che gli uomini, essendo il loro numero cresciuto dell’8,8%”.

Sovraffollamento. Tutto questo fa sì che il tasso di affollamento ufficiale sia del 112,6%, mentre era del 108% un anno fa. “Peraltro, come è noto, questo tasso di affollamento deriva da un conteggio in cui vengono inclusi anche posti detentivi in effetti non disponibili, a causa di interventi di manutenzione più o meno brevi - continua Antigone -. L’esempio più eclatante è forse quello di Arezzo, in cui gran parte dell’istituto è chiuso da almeno 15 anni, ma i cui posti detentivi da allora vengono sempre inclusi nella capienza regolamentare del nostro sistema penitenziario. Secondo l’ultimo conteggio da noi fatto aggregando i dati pubblicati dal ministero della Giustizia sulle schede trasparenza di ciascun istituto, a maggio 2023 i posti non disponibili erano 3.646. Il nostro tasso di affollamento reale dunque viaggia più realisticamente intorno al 121%, e sono circa 10.000 le persone detenute in più rispetto alla capienza regolamentare”.

Se il dato medio nazionale dell’affollamento ufficiale è del 112,6%, si tratta però appunto di un dato medio. Ci sono regioni che registrano valori medi molto più alti, come la Puglia (144,2%), la Lombardia (135,9%) ed il Veneto (129,0%). E valori ancora più alti si registrano in singoli istituti, come a Brescia “Canton Mombello” (181,1%), Como (178,3%), Varese (177,4%) o Foggia (177,2%).

Età delle persone detenute. Al 30 giugno 2023, i giovani adulti detenuti, gli under 25, erano 3.274, e rappresentavano il 5,7% del totale dei presenti, percentuale che sale al 9,3% se si considerano solo i detenuti stranieri. Le persone detenute con 60 anni o più erano invece 5.834, il 10,1% del totale dei presenti (ma solo il 2,7% delle persone detenute straniere). Al 30 giugno 2022 questa percentuale era del 9,8%, 10 anni fa, a giugno del 2013, era del 5,4%, quasi la metà di oggi. “L’età media della popolazione detenuta sta rapidamente crescendo, con le complicazioni di salute che questo comporta. Soprattutto nei mesi più caldi”, precisa Antigone.

Pena residua. Sempre al 30 giugno stava scontando un residuo di pena inferiore all’anno il 17,9% delle persone detenute con una condanna definitiva, addirittura il 24,3% delle persone straniere, mentre quelli in carcere con un residuo pena inferiore ai tre anni erano un esorbitante 51,2% dei definitivi, ben 21.753 persone. “Se si favorisse l’accesso anche di solo una parte di costoro alle misure di comunità il sovraffollamento probabilmente sparirebbe - sottolinea Antigone -. Ma soprattutto sparirebbe se il carcere riuscisse a mettere in campo strategie di reinserimento sociale efficaci. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, il 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato addirittura 5 o più volte. La recidiva del carcere è dunque altissima e misure efficaci per prevenirla, e favorire percorsi efficaci di reinserimento sociale, avrebbero sul sovraffollamento un impatto enorme”. Sempre al 30 giugno, erano 1.861 gli ergastolani, il 4,4% dei definitivi e il 3,2% dei presenti.

Il personale. Ma sovraffollamento non vuol dire solo carenza di spazi, significa anche che ogni risorsa del carcere, risorse che raramente sono abbondanti, va “divisa” per un numero crescente di detenuti. A partire dal personale. “Nelle 38 visite fatte da Antigone nel primo semestre del 2022, abbiamo registrato una presenza media di 1,7 persone detenute per ogni agente di polizia penitenziaria. Nelle 42 visite fatte dall’inizio del 2023 ad oggi, questo valore è salito ad 1,8, ovviamente a causa della crescita delle presenze - si precisa -. Di segno opposto la variazione nel numero degli educatori, grazie alle immissioni degli ultimi anni, lungamente attese. Erano in media 88,6 persone detenute per ciascun educatore negli istituti da noi visitati nel primo semestre del 2022, sono in media 70,8 in quelli visitati quest’anno. Si attende con ansia l’immissione in servizio dei nuovi direttori, dato che solo il 50% degli istituti da noi visitati quest’anno aveva un direttore tutto proprio. In tutti gli altri casi il direttore era impegnato in più di un istituto, non potendo dunque garantire la presenza costante di cui una comunità complessa e delicata come un carcere ha bisogno. E come si può immaginare - continua Antigone - d’estate tutte queste criticità si aggravano. A causa delle ferie negli istituti c’è meno personale e rispondere ai bisogni delle persone detenute si fa più difficile e tutto rallenta”.

Le attività. Resta non sempre adeguata l’offerta di attività che possano riempire di senso le giornate in carcere e preparare al momento del fine pena. Afferma Antigone: “In media le persone che lavorano per il carcere stesso sono il 33,5% dei presenti, con valori però molto diseguali, dal 94% di Isili o il 75% di Orvieto, al 14% di Altamura e addirittura il 4% di Paola. Ancora più scoraggiante il dato delle persone che lavorano per datori di lavoro esterni. Sono in media il 2,7% dei presenti, e anche qui con grandi differenze. Ad Altamura il 20% dei presenti lavora per datori esterni (imprese edili, di attività di ristorazione, di tabaccheria e di una azienda municipalizzata di raccolta rifiuti), a Pistoia questa percentuale è del 13,8%, ma in molti istituti la percentuale è decisamente più bassa e nel 40% delle carceri da noi visitate quest’anno di datori di lavoro esterni non ce ne sono affatto. In media poi le persone che partecipano a percorsi di formazione professionale sono il 5,4% dei presenti, il dato forse più scoraggiante in assoluto se si pensa all’importanza del lavoro per un percorso di reinserimento sociale”.

“Non mancano eccezioni virtuose, come il carcere di Reggio Calabria Arghillà, dove questa percentuale è quasi del 40%, o Isernia (33%) ma la media precipita perché in tantissimi istituti, almeno il 40% di quelli da noi visitati quest’anno, non ci sono corsi di formazione professionale. Partecipa ai corsi scolastici in media il 27% dei presenti, anche qui con le solite variazioni tra un istituto e l’altro, dall’68% di Pozzuoli al 4% di Brindisi, ma chiaramente questo accade solo durante l’anno scolastico. Se in generale infatti le attività in carcere sono poche, in estate sono ancora meno. La scuola e i corsi di formazione si interrompono, per riprendere solitamente non prima di ottobre. Con essi terminano anche la maggior parte delle attività ricreative e sportive, lasciando gli istituti fermi per tutta la lunga pausa estiva”.

Suicidi e atti di autolesionismo. Ricorda Antigone: “Come molti sanno, lo scorso anno si è registrato il record di suicidi in carcere da quando questo dato viene registrato: nel 2022 si sono tolte la vita in carcere ben 85 persone. Nel corso delle nostre visite di quest’anno non è apparsa evidente l’adozione di contromisure adeguate alla gravità di questa emergenza, e ad oggi i suicidi in carcere ci risultano essere 42 (dato al 10 agosto scorso, ndr), un numero molto vicino a quello che si registrava l’anno scorso a questa data (50), anche se bisogna prendere atto di un leggero calo. Ed un leggero calo si riscontra anche nel numero degli autolesionismi da noi registrati durante le visite. Erano in media 18 ogni 100 persone detenute nel primo semestre del 2022, mentre nelle visite fatte fino ad oggi nel 2023 risultano essere in media 15,2”.

In generale, per Antigone, “l’estate si conferma una stagione negativa per il numero dei suicidi. Lo scorso anno, da questo punto di vista, fu drammatico: nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2022, 31 persone si sono tolte la vita in carcere (16 solo ad agosto) sugli 85 contati a fine anno. E se nel 2021 i casi nei tre mesi estivi erano stati ‘solo’ 9 sui 58 registrati a fine anno, nel 2020 si erano tolte la vita 19 persone delle 61 conteggiate al 31 dicembre. Nel 2019 i suicidi estivi erano stati, invece, 16 sui 53 totali. Quest’anno, a giugno, luglio e i primi giorni di agosto si contano già 15 suicidi”.

Il caldo. Non sono solo le temperature sempre più alte a causare problemi, ma anche lo stato delle strutture penitenziarie. “Ad esempio l’aria che filtra dalle finestre è poca per via delle schermature che, dalle rilevazioni dell’osservatorio di Antigone del, sono presenti nel 50 per cento dei casi - si afferma -. A questo si può aggiungere che, durante la notte, in diversi istituti viene chiuso anche il blindo, una pesante porta di ferro all’ingresso della cella, che di fatto costituisce un muro per l’aria. Negli istituti visitati dall’osservatorio di Antigone quest’anno, nel 50% dei casi c’erano celle senza doccia, nonostante il regolamento penitenziario del 2000 preveda la loro presenza obbligatoria a partire dal 2005. Questo significa non poter cercare refrigerio in questo modo. I frigoriferi nelle celle sono presenti solo in pochissimi casi, molti istituti non hanno nemmeno il frigorifero di sezione, quindi anche l’acqua fresca non è sempre a disposizione. Alcuni istituti hanno poi problemi di approvvigionamento di acqua”.

Ogni anno Antigone riceve segnalazioni di carceri dove i detenuti per lavarsi utilizzano l’acqua confezionata. “In questi giorni di caldo torrido ci sono state proteste nel carcere di Ravenna e in quello di San Cataldo (Caltanissetta), mentre il carcere di Avellino è rimasto senz’acqua per diversi giorni e, a farne le spese, non sono stati solo i detenuti, ma anche agenti penitenziari e operatori che lavorano nella struttura. Di seguito viene riportata la situazione di alcuni istituti in cui gli osservatori di Antigone si sono recati nei giorni scorsi”.

A Ravenna e Caltanissetta proteste per l’emergenza caldo del mese di luglio. Il 15 luglio nel carcere di Ravenna un gruppo di persone detenute ha protestato per l’eccessivo caldo. Qualche giorno prima il garante regionale aveva chiesto all’amministrazione penitenziaria l’adozione di una serie di misure per migliorare la situazione, tra le quali l’apertura del blindo delle celle durante l’orario notturno per far circolare l’aria. Dieci giorni più tardi, nella Casa di Reclusione di San Cataldo a Caltanissetta, un’altra protesta è scaturita per motivi analoghi. Alla base della rimostranza l’eccessivo caldo di quei giorni, aggravato dal surriscaldamento delle lamiere saldate sulle grate delle finestre di ogni stanza detentiva. In alcuni istituti manca addirittura l’acqua.

“È ad esempio il caso di Aversa dove non è previsto l’allaccio alla rete idrica comunale ed è quindi servito da cisterne. Specie nel periodo estivo, si verifica una carenza di acqua corrente, con tutte le difficoltà connesse, anche a trovare refrigerio dal gran caldo. Stesso problema ad Augusta, dove sono presenti cisterne esterne che non garantiscono acqua calda e acqua corrente tutto l’anno e in qualsiasi momento del giorno. I ventilatori sono presenti solo in alcuni istituti. A Vercelli è stata presentata una petizione. L’istituto di Vercelli è situato in una zona pianeggiante per lo più coltivata a risaia; il caldo nella stagione estiva è opprimente.

Non vi sono ventilatori e le persone detenute hanno presentato una petizione per poter acquistare con i propri mezzi dei ventilatori funzionanti con l’energia elettrica”. Allo stato attuale possono acquistare solo ventilatori portatili di grandezza irrisoria, da tenere in mano, per il costo di €5.89, oltre all’acquisto delle pile (3 euro). I ventilatori in cella si trovano di rado, spesso, come ad esempio a Regina Coeli a Roma o a Pesaro, anche per l’inadeguatezza della rete elettrica. Dove i ventilatori sono presenti, spesso i modelli non sono adeguati e il costo è a carico delle persone detenute.